Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Primo film di una saga cult con protagonista un personaggio di per se stesso cult: il ragionier Ugo Fantozzi.
Questo episodio di esordio offre una divertente satira sociale, attraverso una serie di vicissitudini in cui si ha modo di conoscere bene l’indole passiva e codarda del protagonista.
Non si tratta di un personaggio comune. È l’emblema della sfiga e della sopraffazione. Non è bello, non è ricco e non ha neppure una famiglia di cui vantarsi, tra la moglie bruttina (in realtà neanche tanto, quando si fa una bella acconciatura e si veste bene, fa la sua figura) e la figlia che tutti trovano – lui compreso – avere un aspetto scimmiesco (Fernando Plinio è un mito!). Guida una vecchia 500, fisicamente è tutt’altro che dotato e ha una tendenza a farsi abusare. Tutti lo deridono, insultano, sfruttano e umiliano, perciò, di tanto in tanto Fantozzi sfoga le sue frustrazioni annaspando e parlando in affanno o con voce avvilita.
Si ribella molto di rado perché sa di essere un perdente. Pur essendo un duro lavoratore, ha avuto ben poche soddisfazioni nella sua vita. Ha una cotta per una collega di lavoro che corteggia assiduamente, ma finisce sempre con il ritornare dalla moglie, sua eterna àncora di sicurezza.
La trama di questo capitolo di esordio ha una narrazione costante e autoironica, ma è sconclusionata. Appare più che altro come un collage di episodi dislegati tra loro se non fosse per la sfortuna che perseguita il personaggio.
Si ride spesso se si ama il genere. Alcune scene sono indimenticabili, come quella di Fantozzi che per riuscire a prendere l’autobus, fa cadere tutti i passeggeri per strada; oppure quella del campeggio, in cui ogni volta in cui gli viene colpito il dito con il martello, corre per raggiungere un luogo isolato ed emette urli degni dell’uomo delle nevi o ancora, la scena tragicomica nel ristorante cinese. Per non parlare della satira velata sulle riunioni condominiali.
Memorabili anche molti dialoghi.
Es.: “Mi chiamavano Cita. Papà, chi è Cita?”
“Cita Hayworth, un’attrice bellissima!”
Il finale è surrealistico, ma una fantasia grottesca sarà presente in tutti i film della saga ed è anche ciò che li contraddistinguerà.
Tutti i personaggi, anche quelli secondari, sono ben congegnati e che lo si voglia ammettere o no, Paolo Villaggio ha segnato la storia del cinema comico italiano con il suo Fantozzi. Perciò, tanto di cappello.
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