Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
I primi lavori di Fassbinder vanno accettati così come sono, inutile: apprezzarli o meno non conta, hanno comunque un valore a livello di sperimentazione, innovazione, curiosità. Questo continua il discorso de L'amore è più freddo della morte, dell'anno precedente, riprendendo le tematiche (piccola malavita, amori senza speranza, disperazione e nichilismo, pessimismo), i mezzi espressivi (bianco e nero che impoverisce ulteriormente la morale e la psicologia dei personaggi, poca azione e pochi dialoghi, nemmeno convincenti) e proponendo anche stavolta un finale con tragedia. E ad essere sinceri è eccessivamente lento e gli sbadigli fioccano: coraggioso, ma noioso.
Un ex detenuto, di nuovo in libertà, torna alla vita da delinquente senza farsi troppi scrupoli; insieme ad un complice organizza una rapina, che però finisce piuttosto male.
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