Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Un film magicamente coreografico, decorato nei colori di un vaso Ming. Il "pugnale volante" è la raffigurazione dell'abilità nella lotta che si confonde con l'elasticità della danza; è il movimento che accarezza l'aria e attraverso di essa intuisce le mosse dell'avversario. La battaglia posta al centro della storia è come la sfida estetica tra la leggerezza della ribellione e la pesantezza del potere; non a caso l'immagine della giovane fatta prigioniera assomiglia a quella di una farfalla incatenata. L'esercito imperiale che cerca invano di reprimere l'impeto della rivoluzione è come un ponderoso macchinario bellico che viene fatto a pezzi dalla forza centrifuga di una giostra di grazia. L'inganno, in amore come in guerra, è un vento traditore che sfiora la pelle con un tocco ambiguo, cogliendo di sorpresa. Però il vento, che simboleggia la libertà e l'azione, è a sua volta catturato dalla tempesta delle passioni umane. "La foresta dei pugnali volanti" è un film che trascina e incanta col suo tragico romanticismo, la cui anima è al contempo nutrita e lacerata dalla furia della battaglia. E se la lotta per una causa politica si serve solo di asciutte tecniche di combattimento, è il livore del sentimento ferito l'unica ragione per cui il corpo rabbiosamente si accanisce, e si dispone a versare il proprio sangue.
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