Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Zhang Yimou ritorna al wuxiapian dopo "Hero" con questa "Foresta dei pugnali volanti" che resta un film visivamente ammaliante, checché ne dicano i suoi detrattori. Certo per valutarlo più attentamente nei suoi meriti formali ci vorrebbe un esperto del wuxia, mentre io che non lo sono ho potuto comunque apprezzare lo sfrenato dinamismo delle scene di combattimento, fra cui quella straordinaria fra gli alberi di bambu' dove i meriti sono sia della fotografia particolarmente sgargiante sia dell'elaborato sound design. La trama melodrammatica forse ha qualche contorsione di troppo e non raggiunge la densità straziante di "Lanterne rosse", anche se il finale tragico sulla neve resta una delle scene più belle del film. Personalmente non ci ho trovato le ambiguità politiche che Mereghetti rimprovera sia a questo film che a Hero e non lo definirei un film di regime (e non dimentichiamo che Zhang ebbe molte noie con la censura per i suoi primi film). Fra gli attori Zhang Ziyi non ha la stessa intensità espressiva di Gong Li ma se la cava comunque in maniera più che adeguata nel ruolo della danzatrice cieca, contribuendo a rendere memorabili le scene di ballo di Mei nel Padiglione delle Peonie. Resta un sospetto di opera pensata troppo a tavolino per cavalcare il successo internazionale di "La tigre e il dragone", ma non tale da sminuire i pregi figurativi e ritmici delle scene action e gli innesti di elementi fantastici che aggiungono fascino a certe svolte della trama. E a proposito di "foresta", che il titolo italiano aggiunge in maniera arbitraria rispetto all'internazionale "House of the Flying daggers", é sicuramente un elemento figurativo e scenografico di notevole risalto nelle scene della seconda parte che segnano la dolorosa consapevolezza dell'impossibilità del trionfo dell'amore.
Voto 8/10
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