Regia di Mika Kaurismäki vedi scheda film
Kaurismaki I (in quanto fratello maggiore; Aki è quindi Kaurismaki II) risiede in Brasile dalla fine degli anni '80 e da subito ha cominciato a girare documentari su questa terra. Amazon (1990), Tigrero (1994) e vari altri, fra cui questo Moro no Brasil, letteralmente: vivo in Brasile, che è un'appassionata ricerca fra melodie, danze e strumenti peculiari di una tradizione plurisecolare come è quella della musica sudamericana. Ciò che colpisce maggiormente l'uomo europeo è la lezione di umiltà che dai personaggi intervistati dal regista proviene; la musica è il fine e non il mezzo, dà piacere e non lavoro, non rende economicamente ricchi perchè la vera ricchezza, in quei luoghi, è la musica stessa. Uno dei colpi di scena maggiori è quando si scopre che le melodie non hanno padrone (alla faccia della Siae!): gli autori creano le canzoni e poi le 'disperdono nel vento', le lasciano agli esecutori senza minimamente preoccuparsi di che fine faranno o addirittura di rivendicare diritti artistici. Tre anni dopo il Buena vista social club di Wenders, questo documentario ripercorre le strade della musica tradizionale americana, quella che nei ritmi caraibici e nella fisicità brasiliana (innumerevoli sono i balli provenienti da questa zona) pone le proprie radici. L'argomento può essere destinato a un pubblico abbastanza ristretto, ma quel che conta principalmente di questo lavoro è come sia portato avanti con curiosità, rispetto e divertimento. 6/10.
Mika Kaurismaki vola in Brasile per scoprire e studiare a fondo un popolo che vive storicamente a strettissimo contatto con la musica.
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