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La niña santa

Regia di Lucrecia Martel vedi scheda film

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La recensione su La niña santa

di maurizio73
6 stelle

Adolescente sessualmente repressa, divisa tra una madre separata e disinvolta ed i rigidi precetti di un indottrinamento confessionale, si invaghisce di un medico sposato che partecipa ad un congresso di clinici riuniti presso l'albergo gestito dalla genitrice e dallo zio. Decisa a salvarlo dalle inconfessabili pulsioni erotiche che lo stesso medico ha mostrato di provare verso di lei, si confida con la volubile e più disinibita amica del cuore. Il segreto non mantenuto però, rischia di far precipitare le già complicate relazioni tra i protagonisti e compromettere la vita privata ed il futuro professionale dello stesso accademico.

 

locandina

La niña santa (2004): locandina


Opera seconda della regista e sceneggiatrice Lucrecia Martel che aveva impressionato con il suo esordio sullo spaesamento etico e culturale di una borghesia argentina smarrita nei suoi stanchi rituali estivi e nell'inedia senza speranza a bordo-piscina ('La ciénaga' - 2001), questo 'la Nina Santa' cerca di spingere il discorso sul versante di una dichiarata promiscuità dei rapporti personali ed una indistinta precarietà di quelli familiari attraverso il contesto esemplare di una casa-albergo dove si incrociano i fallimenti delle relazioni private, l'ipocrisia confessionale di una religiosità ridotta a mero rituale e quella non meno abietta di un consesso di accademici votati alla mediocrità professionale ed all'opportunismo sociale.

 

Se da un punto di vista psicologico il linguaggio della Martel appare irrisolto nel suo tentativo di contrapporre con cinica ironia la salvifica abnegazione dei seguaci di Ippocrate alla malintesa missione redentrice di una Santa Vergine disposta volentieri a sacrificare la propria virtù pur di rispondere alla misteriosa chiamata di una vocazione mistica, più credibile appare invece il paesaggio umano che sembra conoscere bene e raffigurare meglio, alternado le voci sibilline di una delazione che cova nell'insoddisfazione sociale e nella repressione morale (le allieve che dileggiano il comportamento sessuale della precettrice, i medici che concupiscono segretamente le collaboratrici, gli adulti che assecondano senza remore le proprie passioni ed i propri vizi ma sono prontissimi a censurare quelli degli altri). Mancando l'appuntamento con una morbosità sempre tenuta sotto il rigido controllo di inquadrature fuori campo e tagli di montaggio, la Martel ricrea il climax sospeso di una tensione trattenuta e sotterranea, precipitando il finale nel simbolismo di una piscina d'acqua tiepida dove sguazzano le irresponsabili figlie di una società inadeguata e disfunzionale e dove gli adulti finiscono per pagare lo scotto delle loro mancanze e contraddizioni, proiettando al di fuori del quadro narrativo l'assordante deflagrazione di uno scandalo sociale che sappiamo per certo si consumerà altrove. Presentato in concorso al 57º Festival di Cannes ha avuto accoglienze discordanti, valutato ora come un passo falso della Martel ora come un capolavoro (British Film Institute Sight & Sound).

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