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La niña santa

Regia di Lucrecia Martel vedi scheda film

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La recensione su La niña santa

di FilmTv Rivista
8 stelle

Un vecchio hotel termale di Salta, la città argentina nella quale è nata e cresciuta l’autrice Lucrecia Martel. La decadenza si insinua negli angoli, produce piccole crepe nell’azzurro della piscina e nelle anime delle persone che lo abitano. I vapori termali contaminano, distendono, creano desideri, emozioni, visioni. Film d’acqua, com’era già La ciénaga con i suoi sudori e calori tropicali, e di emotività nervosa, centrato ancora una volta su un’adolescenza familiarmente vissuta, e perciò su un senso comune di scomoda inadeguatezza, di incestuoso miscuglio di corpi e affanni, di aspettativa ingabbiata nelle regole consuete di una società sull’orlo del collasso: La niña santa ci racconta i primi abbandoni sensuali di una ragazzina cresciuta in una cultura cattolica e in una famiglia borghese che si arrabatta (come tutte) tra tradizione e modernità, tra voglie, vita e convenzioni. Inevitabilmente, il sesso si confonde con la santità, con le domande su Dio e sugli assoluti; l’eccitazione risiede in ugual misura nella tentazione e nell’integrità; salvare il mondo o abbandonarsi a esso sono impulsi equivalenti ed equidistanti dal nocciolo dell’io. Lucrecia Martel sa raccontare questi anni “sospesi” dall’interno, senza giudicarli e senza demonizzare né l’assolutismo feroce dell’adolescenza né le inquietudini compromesse dell’età adulta. I grandi, irrisolti e sperduti quanto i ragazzi, compiono gesti stupidi (il medico che, tra la folla, si appoggia sensualmente alla giovane protagonista senza conoscerla) dei quali poi si vergognano. Le loro figlie, spudorate e implacabili, approfittano di questi gesti per guardare con nuovi occhi (a volte “santi” a volte diabolici) la realtà che si apre a loro. Film a fior di pelle (come la musica del teramin che irrompe a sottolineare la trasgressione), La niña santa non racconta nulla se non la vita quotidiana, fatta di inni sacri, di occhi che spiano dagli spiragli, di fratelli, sorelle, cugini intrecciati nei letti, di mamme che ballano in sottoveste e figlie che nuotano in piscina, di affetti, tensioni, insicurezze, certezze. Di un calore umano palpabile e concreto, destinato probabilmente a sparire, ma anche a segnare la memoria.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 51 del 2004

Autore: Emanuela Martini

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