Regia di Lucrecia Martel vedi scheda film
“E’ una storia di carattere chirurgico che vuole distinguere tra il tessuto vivo e la protesi morale” : con queste sibilline parole la regista rivelazione Lucrecia Martel (dietro la macchina da presa del sopravvalutato esordio del 2001 “La Cienaga”) parla della sua nuova produzione “La Nina santa” che vanta tra i suoi sostenitori (e finanziatori) Pedro Almodovar entusiasta della sua opera prima e che ha inserito il nome della Martel nella lista dei suoi registi preferiti. Molto rumore per nulla? Sembrerebbe di si… per chi non riesce a penetrare né tantomeno ad avvicinarsi sensibilmente alle atmosfere rarefatte di un cinema che del rigore e simbolismo ne ha fatti i suoi punti cardine. La storia delle due adolescenti Amalia e Josefina alla scoperta dei primi turbamenti sessuali tra sospeso misticismo e le fatiscenti mura di un vecchio hotel termale nel nord dell’Argentina - sede di un congresso di medici tra cui troviamo il dottor Jano ambiguo molestatore di ragazzine! - con difficoltà riesce a comunicare gli umani desideri e le pulsioni di personaggi che, guidati da una trama esile, si muovono sulla sottilissima linea di impercettibili dettagli costringendoti ad elaborare una personale tensione rispetto a ciò che vedi. Regista a suo modo sensuale ed inquietante, la Martel se da una parte manda in sollucchero una critica intellettualistica ed affamata di un cinema del non detto e non rivelato dall’altra deluderà pesantemente anche il più avvezzo e navigato spettatore cinematografico che non mancherà di annoiarsi alle prese con un linguaggio cinematografico criptico e filosofico.
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