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Old Boy

Regia di Chan-wook Park vedi scheda film

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DeathCross

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Old Boy

di DeathCross
10 stelle

Secondo e, quasi certamente, più celebre capitolo della Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook, ispirato alla serie manga di Minegishi Nobuaki (che iniziai a leggere), "Oldboy" è uno dei più grandi Cult del Cinema asiatico post-2000, in particolare sudcoreani, generando un remake hollywoodiano diretto da Spike Lee (non visto) e prima un remake-plagio bollywoodiano (pure non visto).
Da me adorato fin dalla primissima visione con immediato ripasso delle scene fondamentali (quasi tutto il Film), riguardandolo al Cinema, sempre in lingua originale, l'apprezzamento è, se possibile, cresciuto ulteriormente. Infatti ho avuto modo così di gustare alla massima potenza l'impeccabilità stilistica di questa immensa Opera d'Arte, con la sua messa in scena intensamente psicologica e la brillante gestione degli ambienti, spesso svelati progressivamente: memorabile in questo senso l'uscita, inquadrata dall'alto in campo medio, di Dae-su dalla valigia in un prato che, dopo qualche stacco, scopriremo essere posto sul tetto di un edificio). Meraviglioso è inoltre il Montaggio, curato da Kim Jae-beom e Kim Sang-beom, ottimo nell'infondere il ritmo ideale alle Immagini e ai Suoni e pieno di raffinatezze, da sovrapposizioni di calendari e split screen (gli anni che passano per Dae-su e gli eventi storici, coreani e globali, mostrati in tv), ellissi (la lotta 'sorda' tra Dae-su e mr.Han, in cui i primi colpi del secondo vengono 'nascosti' dando l'impressione che il Protagonista si lanci deliberatamente contro le teche di vetro), alternanze tra tempi differenti (l''addio' tra Mi-do e Dae-su e la sua entrata nell'edificio in cui abita Lee Woo-jin) e loro compenetrazione (il ricordo del 'peccato' di Dae-su nei confronti di Woo-jin e sua sorella Soo-ah e quello della di lei morte negli ultimi istanti dell'antagonista). La Fotografia di Chung-hoon, con la brillantezza dei suoi Colori e la gestione impeccabile di Luci e Ombre, è un altro grandissimo punto a favore del Film insieme al grandissimo Cast, in cui spicca il Protagonista Choi Min-sik con la sua capacità nel passare dall'espressione più seria al sorriso più folle e disperato, e l'eccezionale Colonna sonora curata da Jo Yeong-wook e fondata su valzer, 'philipglassate' e melodie melanconiche, più alcuni inserti non originali come l'Inverno di Vivaldi. Superbe sono anche le ripetizioni o, meglio, rime interne, narrative ed estetiche, nei Gesti (trattenimento di cadute altrui) e nei Dialoghi/nelle Didascalie ("ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo", motto del Film).
"Oldboy" è una Tragedia antica e contemporanea e, in quanto tale, affronta Temi classicamente attuali come importanti come la ricerca della Conoscenza con tutto il bagaglio di Dolore che comporta (in linea con Opere come l'"Edipo re"), l'auto-annichilimento emotivo insito nella brama di Vendetta e la fatica immensa del Perdono (soprattutto quando la 'colpa' non appartiene limpidamente solo ad un nemico 'esterno' ma può avere radici interne), la misteriosità dell'Amore (mera reazione 'chimica' o legame spirituale?), la potenza devastante della parola (per questo, con un gesto classico, Dae-su si punirà tagliandosi la lingua, causa della Sofferenza di Woo-jin, e ho notato un accostamento di colori e nell'utilizzo di fazzoletti un'affinità, ma con motivazioni assai differenti, con un'altra scena di auto-mutilazione della lingua, nel "Koroshiya Ichi" di Miike), il Tempo (calendari, orologi), l'Ipnosi e il libero Arbitrio, la Prigione come Non-Luogo e il Mondo come Prigione (nonché la Prigionia internamente costruita nell'Animo), la Solitudine, l'Illusione e così via.
"Oldboy" è, per me, Uno dei più grandi Capolavori del Cinema del nuovo Millennio e Park Chan-wook uno degli Autori che più bisogna studiare se si ama l'Arte cinematografica.

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