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Clean

Regia di Olivier Assayas vedi scheda film

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La recensione su Clean

di FilmTv Rivista
stelle

Questo film È bello. che significa? Dove termina la valutazione personale, l’imho delle abbreviazioni postmoderne (“in my honest opinion”) e si inserisce un’oggettività estetica e, perché no, etica? Forse un film è bello, a prescindere dalla persona che lo considera tale, quando ha un senso, e quando questo senso si sposa con il linguaggio, con il “medium”. Sul finire del secolo scorso è stato certamente bello Una storia vera di David Lynch, perché ha dimostrato come si possa raccontare con pudore, entrandoci senza violarla, la vita degli altri. Clean è bello perché ha una scrittura potente, Assayas è tra i maggiori autori europei, non fa distinzione tra linguaggi (sonoro e visivo, musica e cinema) e sa cogliere un’emozione con un movimento di macchina o con la scelta di un brano, senza soluzione di continuità. I pensieri di questa recensione vi potranno apparire oscuri, ma quando vedrete Clean tutto sarà “limpido”, come recita uno dei possibili significati del titolo. Limpido, trasparente, come è possibile che possano essere i cuori di certi uomini, certe donne. Emily (Maggie Cheung) è abbandonata da tutti perché creduta responsabile della morte del marito, una rockstar decaduta. Non le è permesso di tenere suo figlio, né lei sarebbe in grado di occuparsene. Allora torna a Parigi, dagli States, e cerca di rifarsi una vita, per poi ricongiungersi con il bambino. Le cose vanno malissimo finché il suocero, un immenso Nick Nolte, non decide di darle fiducia e di aiutarla nella rinascita. Clean, nonostante tutto, è una storia rock che poteva benissimo essere raccontata da una canzone, o emotivamente da una melodia. Non da un libro, ha ragione Assayas, perché il percorso di Emily, il suo toccare il fondo, il viaggio nel girone parigino dove spiccano Beatrice Dalle, Tricky o Jeanne Balibar, ha bisogno di... aria. Clean è un film sul perdono e sulla possibilità che le persone cambino, è un monumento a un’attrice come Maggie Cheung per il quale il termine “artista” è più che mai adeguato, è un percorso straordinario tra le strade di una città, Parigi, e dei suoi mondi (notturni, artificiali, sudati, tossici, esotici); è lo sguardo magnifico (e salvifico) che sale nel finale sulla Bay di San Francisco. Per questo, Clean è bello.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 23 del 2005

Autore: Mauro Gervasini

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