Regia di Michael Moore vedi scheda film
Con il solito pressapochismo strafottente, Moore espone la sua versione sul post-11 settembre e sull'inferno bellico scatenato dagli Usa senza motivazione alcuna in medio oriente nei mesi e negli anni successivi. Indisponente e disinformato, il grasso regista azzecca per lo meno l'argomento: sacrosanto fare un film del genere, già meno raccattare notizie a casaccio e gettarle in pasto al pubblico senza alcun tipo di conferma della fonte o dell'attendibilità della notizia stessa, o creare una patina di patetico ad hoc per accaparrarsi simpatie e ragioni. Peccato. Tutto questo è distante dal giornalismo quanto Guerre Stellari lo è dalla scienza. Però è apprezzabile il tentativo di analizzare - voce controcorrente - le ragioni della reazione brutale dell'amministrazione Bush all'attacco terroristico del 2001 indagando un attimo più a fondo di quanto sia fino a quel momento stato fatto; in tutto ciò Fahrenheit 9/11 si rivela un buon prodotto e tocca pure argomenti importanti e solleva questioni fondamentali. Purtroppo, appunto, se la sostanza probabilmente c'è (ma è gettata sullo schermo in maniera troppo frammentaria, dispersiva, disordinata, incoerente), la forma però è quasi nulla. E un'inchiesta del genere, su questioni tanto profonde, non può certo prescinderne.
Due ore di documentario sui legami economici fra la famiglia Bush e la famiglia Bin Laden, il panico innescato dall'amministrazione Bush dopo l'11 settembre 2001 e l'invasione statunitense in terra irachena con pretesti risibili e infondati come quello delle armi di distruzione di massa (che l'Iraq mai ha avuto).
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