Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Che dire? Un film riuscito, interessante e fuori dagli schemi, che si regge su un precarissimo equilibrio e forse, proprio per questo, funziona.
Le conseguenze dell'amore riesce, senz'altro, nel difficile compito di svecchiare tematiche del cinema viste e riviste.
Ma forse, più della trama e dei dati oggettivi, a contare è il tentativo di Sorrentino di costruire il film sull'interiorità di un uomo che non vuole mostrarsi. E come lo si mostra, un uomo che vuole nascondere se stesso? Utilizzando la sua prospettiva per girare il film. La realtà è costantemente filtrata dall'occhio del protagonista.
Titta Di Girolamo è un uomo che non vive: e a dirlo sono i luoghi che lo circondano. Chiusi, angusti, dai colori freddi. Non esiste sole a illuminare i chiaroscuri inquietanti dell'ambientazione, dove a spiccare, forse, è soltanto la camicia bianca della donna di cui Titta si innamora - e il suo sguardo luminoso. Stanze, corridoi, ascensori, seminterrati in penombra e una sconcertante abbondanza di porte chiuse sono elementi fissi: gli spazi aperti corrispondono allla sensazione e al desiderio del protagonista di essere libero, e pertanto sono centellinati fino all'ultimo.
Titta Di Girolamo non parla, se non per esprimersi in modo caustico e indifferente rispetto al mondo; ma il suo volto e i suoi gesti, pur privi di qualsiasi espressione, anzi forse proprio perchè mancanti di qualsiasi indizio emotivo, dicono molto sul personaggio, e se forse non lo fanno amare certo lo rendono umano e comprensibile. E' stato detto che le sue battute e il suo comportamento abbiano un che di manieristico, artificioso: ma un uomo che vive in un hotel, costretto a riciclare soldi per conto della mafia, completamente solo, verosimilmente non può che rifugiarsi in una retorica tagliente e ossessiva e in abitudini apparentemente prive di logica. Il suo reale pensiero traspare soltanto attraverso sporadiche e toccanti confessioni: a poco a poco si svela, così, come un uomo profondamente innamorato. Precisando che l'amore di cui non vuole più sottovalutare le conseguenze è ciò che lo lega non solo a Sofia, ma al migliore amico che non vede da decenni, al fratello, all' ex moglie e ai figli, persino all'anziana coppia di cui ascolta l'esistenza attraverso un fonendoscopio: Titta ama, disperatamente, una vita a cui non è più permesso di corrisponderlo, e così muore per essa.
Va detto: una costruzione narrativa così delicata può reggersi soltanto se cucita sulla pelle dell'enorme presenza in scena di Toni Servillo, protagonista forse anche più del personaggio che interpreta.
Menzione d'onore a una colonna sonora convincentissima, aderente al ritmo e al tono del film al punto da scandire il tempo narrativo al pari dei cambi di sequenza.
Che dire? Un film riuscito, interessante e fuori dagli schemi, che si regge su un precarissimo equilibrio e forse, proprio per questo, funziona.
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