Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
“Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore.”
Titta Di Girolamo (Toni Servillo) è un distinto signore salernitano di mezz'età che risiede da quasi dieci anni in un albergo in Svizzera, presso il quale ha sempre mantenuto il più stretto riserbo sulla motivazione del suo lungo soggiorno e sulla sua vita privata, “intrattenendosi” esclusivamente in qualche partita a carte con la coppia di ex-benestanti decaduti formata da Carlo (Raffaele Pisu) e dall'algida moglie Isabella (Angela Goodwin), anch'essi residenti in una camera dell'albergo.
Titta Di Girolamo ha due segreti: si fa di eroina una volta a settimana, con rigore e puntualità, ed è un commercialista collaboratore della mafia, per la quale sistema ad una banca vicina le valigie di denaro sporco che gli vengono recapitate in stanza. Sposato, con figli che hanno poca voglia di parlargli anche al telefono, con un fratello (Adriano Giannini) eterno ragazzone poco maturo e con un cosiddetto migliore amico (“Dino Giuffrè è il mio migliore amico e basta! Quando si è amici una volta, lo si è tutta la vita.”) che non vede da almeno vent'anni, Titta si lascerà sconvolgere questa vita di noia e solitudine non dai due mafiosi che di punto in bianco si ritroverà come sgraditi “ospiti” in camera, ma dall'aver finalmente rivolto il saluto e la parola a Sofia (Olivia Magnani), giovane cameriera dell'albergo per la quale, sebbene pienamente consapevole dell'impossibilità di un esito felice come conseguenza dell'amore, corre comunque il rischio...
Secondo lungometraggio sceneggiato e diretto dall'allora emergente (e adesso chiacchieratissimo per la recente uscita di “La grande bellezza”) regista napoletano Paolo Sorrentino, “Le conseguenze dell'amore” è considerato al momento il suo lavoro più pregevole e una decisa evoluzione rispetto al comunque buon esordio con “L'uomo in più”. Sul piano stilistico Sorrentino non lesina lezioni di stile in vero non sempre del tutto riuscite, con particolare riferimento ad una prima parte lentissima, virtuosistica nelle angolazioni e nei movimenti delle riprese di Sorrentino, minuziosa, per quanto funzionale alla descrizione nel dettaglio del personaggio di Titta Di Girolamo, uomo senza speranza ma anche senza disperazione, rassegnato all'ineluttabilità del vivere infelice, a cui presta volto, sguardo e gelidi silenzi un Toni Servillo molto teatrale, appropriato, non a caso definitivamente consacrato anche in ambito cinematografico da quest'interpretazione in cui giganteggia.
Fotografato in un malinconico grigiore da Luca Bigazzi, con una colonna sonora curata da Pasquale Catalano e comprensiva di alcuni inaspettati brani post-rock e di musica elettronica, “Le conseguenze dell'amore” cresce esponenzialmente nella seconda parte con pochi sviluppi ben inseriti e difficili da presagire, andando a svelare in parte il significato di un titolo che risulta tuttavia fuorviante: questo è un film che fra le maglie nasconde l'argomento dell'amicizia, assente negli avvenimenti ma ricorrente nelle parole di Titta Di Girolamo, trattato come un sentimento quasi sovrannaturale, straordinariamente empatico, non troppo dissimile al “contatto” intimo che Tony Pisapia provava per l'omonimo ex-calciatore nel precedente “L'uomo in più”. Un film non semplice, indigesto e quasi d'altri tempi in apparenza, eppure opera di un Sorrentino, allora solo 34enne, già abile e ambizioso pur rifiutando l'etichetta dell'autorialità; forse non un capolavoro assoluto ma senz'altro un lavoro meritevole del successo avuto e degno trampolino di un regista ormai giunto al suo sesto lungometraggio e destinato a far discutere. Ma se si discute di cinema, è quasi sempre un bene.
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