Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Non riesco, non riesco a farmelo piacere ; secondo me vi è troppa staticità palesemente imposta dal regista e non dalla vicenda, la quale , se non fosse cristallizzata in moduli da palcoscenico, risulterebbe alquanto interessante. Vi ritrovo l'Antonioni dell' incomunicabilità portata all'esasperazione, il Resnais di Marienbad e l'ambientazione Kubrickiana di Shining, con quei corridoi claustrofobici. Come poi nel "Divo" il personaggio è simbolicamente grottesco, il volto appesantito dal cerone e gli occhi bistrati ; l'insistente accendersi della sigaretta non per nervosismo bensì per accentuare l'effetto maschera teatrale. Vabbè siamo vicini alla tragedia greca vista da Jean Paul Sartre. Però il finale è un buon esempio di regia moderna che mostra e non mostra ma lascia capire finalmente lo scopo del film . Però, che tipo sfigatissimo, poverino.
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