Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Non si capisce perché si dia sempre per scontato che lo spettatore debba sorbirsi impunemente qualsiasi panzana che "l'autore", "l'artista", in questo caso "il regista", si degni di propinargli. Nella fattispecie, il fruitore dovrebbe far finta di credere che, citiamo in ordine sparso: in un albergo svizzero persone con la faccia da galera entrino ed escano liberamente, armati di tutto punto, ma anche appariscenti signorine dall'aspetto molto avvenente, portando con se valigie piene di soldi con le quali entrano, ma con cui poi non escono, e tutto questo senza che nessuno del personale dica niente. Inoltre, che mentre due persone scendono poche rampe di scale a piedi, un'altra persona che parte dopo di loro riesca, usando l'ascensore, ad anticiparli in un garage, togliere il telo che copre interamente un'auto, aprirla con una chiave che non ha perché l'ha appena data a loro, salire, ricoprire l'auto col telo dall'interno (operazione fisicamente impossibile) e aspettare il loro arrivo. Inoltre: se non fosse per un'inquadratura di sfuggita del lago e un'altra di una targa di un auto del Canton Ticino, sembrerebbe che la vicenda si svolga in Calabria o in Sicilia, non in Svizzera. In più nessun personaggio sta in piedi, soprattutto il protagonista, che parte dando l'idea di una persona imperscrutabile, un genio del male, poi perde la testa stupidamente per una ragazza che prima non degnava di uno sguardo, successivamente si trasforma in killer spietato e alla fine sacrifica la vita per una persona che l'ha precedentemente umiliato e ingannato. Ma il colmo della stupidità si tocca nella scena dell'incidente d'auto: girata malissimo da un punto di vista di tecnica cinematografica, risulta pressoché incomprensibile nella meccanica e assolutamente senza senso, come del resto tutta la pellicola. Ah, e per finire: ma l'Amore dov'è?
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