Regia di Wolfgang Petersen vedi scheda film
Sembra che Achille, figlio di Teti e Peleo, fece una palla di pelle di Brad Pitt e tutte le troiane, da Nisba ad Astrea fino alla sacerdotessa fibrillata Briseide, vennero a galla di un azzurro Egeo colmo di navucce maldestramente digitalizzate dal Dio Nefando, per vedere la palla di pelle, ed anche le chiappette glabre del nostro eroe, esposte a più riprese per suscitare, probabilmente, l'ira degli Dei, Apollo in primis, Afrosinone e Termostato a seguire.
Addirittura l'Ettore troiano Eric Bana, a confronto coll'Achille furiosamente pittiano, acquista senso, sentimento e profondità, spadando, lanciando e scudando senza sosta seppur scriteriatamente, allora come sovente oggi, a causa di una donna, la famosa Elena di Troia, che molla il buzzurrissimo Menelao (epicamente un gran fico invece) per il grullo e gracilino Paride (un Orlando Bloom adatto a tutto meno che a vicende mitologiche) scatenando le ire degli Dei Androide, Pustola, Glauco, Erinni, Stimmate e Teleferica, che armano Agamennone, Ulisse, Motorola, gli inseparabili Dedalo ed Apolide, per finire ad Ifigenio di Samotracia, contro i fino ad allora pacifici e coltivatori di immense balle di fieno al metanolo, abitanti murati vivi della fortificatissima Troia (gemellata credo con la laziale Aprilia)
Il filmetto riduce a straccetti le epiche omeriche e lo si segue giusto per raccapezzarsi tra gli Afrodite ed i Temistocle, le Nike e gli Adidas, gli Andromeda e gli Apostrofo.
Poi è tutto un cruento battagliare insensato, vendette personali, cadaveri da restituire, sbarchi normandeschi, donnine rapite, duelli western e cavalli a dondolo.
Ma il vero tallone d'Achille del film rimane Brad, col capello spettinato ma sempre balsamoso e le gambette sproporzionate.
Gli ho cercato un Dio Cronos al polso, ma non c'ho fatto caso....
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