Regia di Wolfgang Petersen vedi scheda film
Lo so: hanno tutti guardato con un ghignetto superiore che denuncia non digeriti trascorsi nei licei classici (non ce li hanno negli USA, ah!) la pellicola sull’ira funesta del pelide Pitt. Troy però (da non tradurre in italiano per evitare guai) non è “un film tratto dall’ Iliade di Omero” con tutti i pruriti filologici del caso ma piuttosto una storia americana moderna narrata con i caratteri dell’ Iliade. Achille è l’eroe di cui la nazione ha bisogno, ma che ormai è stanco di guerra e non vede più l’utilità di combattere (ricorda curiosamente lo Jena Plissken di Fuga da New York) ; Ettore è l’uomo responsabile che non vorrebbe portare la sua gente al massacro, ha moglie e figlio, ma che alla fine è costretto a combattere; Elena una povera ragazza costretta ad andare in moglie ad un uomo più vecchio e brutto, anche se re, e così via. Questo potrebbe spiegare quella che è stata una delle critiche più grosse al film: la totale assenza del ruolo degli dèi nella narrazione (che nell’Iliade decidono le sorti degli uomini). Qui ci sono solo gli umani a combattere, anche se è chiaro che certi loro comportamenti possono avere soltanto un’origine divina. Prendiamo ad esempio, il personaggio di Paride, principe di Troia e fratello di Ettore (la causa scatenante della guerra fra Greci e Troiani); egli viene descritto dal padre Priamo con la battuta “Egli ama tutte le donne, e tutte le donne lo amano” come fosse qualcosa di assolutamente ineluttabile. Quando all’inizio entra negli appartamenti di Elena lei si rivolge a lui dicendo: “Non dovresti essere qui”, al che lui risponde “Avresti dovuto dirlo ieri notte” battute scarsamente omeriche ma che ci fanno capire che 1) Paride ha già scelto Elena; 2) E’ stato con lei per almeno due notti praticamente sotto il naso del marito, il re Menelao, dentro il palazzo di Sparta e nessuno se ne è accorto; 3) Ora, se non vi fosse una protezione da parte di qualcuno molto in alto dietro a tutto questo – in questo caso di Venere, che aveva promesso Elena a Paride se egli l’avesse proclamata la più bella tra le dee- la scena sarebbe incomprensibile. Tutto il film di Petersen è costretto così ad andare col freno tirato per soddisfare sia le esigenze di un pubblico moderno (non necessariamente “ignorante”), sia la messa in scena epica – anche se l’incendio finale di Troia risulta alquanto misero e sottotono rispetto a quello che ci si poteva aspettare. Alla fine Achille viene colpito mortalmente nel tallone proprio da una freccia di Paride, desideroso di riscattare la sua codardia nel duello con Menelao. Questo finale non esiste originariamente (l’Iliade si conclude con i funerali di Ettore), ma nel poema viene rivelato da Ettore prima della sua morte. Concludendo così la presa di Troia si vuole dare un doppio messaggio al pubblico: 1) Posto che Troia siano gli USA assediati, uccidendo Achille, si vuole uccidere una vecchia concezione dell’eroe. D’ora in poi i Troiani faranno da soli – e il passaggio della spada da Paride ad Enea come testimone del nome di Troia è significativo; 2) Qui viene mostrato il vero tallone di Achille, ossia il suo amore (inesistente nel poema) per la sacerdotessa Criseide, rapita dai Greci e consegnata al re Agamennone come bottino di guerra. Achille viene ucciso proprio perché si ferma a proteggerla. In ultima analisi Troy è un tentativo parzialmente riuscito di trovare una nuova forma al genere peplum inglobando pulsioni moderne ad un testo arcaico.Aggiungo un'altra cosa: come mai Achille ed Elena sono biondi,svettanti,quasi "ariani" (nell'accezione WASP-hitleriana del termine, vedi anche Starship Troopers di Paul Verhoeven) e engono sconfitti entrambi -con la morte tallonare il primo,con la seduzione la seconda- da un moro riccioluto e magrolino in pareo? E' la fine di un mondo e l'inizio di un altro? Chissà...
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