Regia di Andrew Adamson, Kelly Asbury, Conrad Vernon vedi scheda film
Trama banale e poche risate: questo in soldoni il commento all’ennesima delusione d’animazione del 2004. Shrek 2, infatti, osannato da più latitudini sull’onda del (migliore) primo episodio, è il classico sequel che ti fa rimpiangere i soldi spesi per andarlo a vedere.
Almeno nel primo Shrek c’era la novità del personaggio ed una trama divertente. Con Shrek 2, caduta, evidentemente, la suddetta novità e mancando una trama degna di tale nome, ne è venuto fuori un pastrocchio insulso e incapace d’emozionare.
Le risate si contano sulle dita di una sola mano, le vicende, destinate per lo più a bambini, finiscono per essere talmente stupide da risultare addirittura offensiva per l’intelligenza di questi ultimi.
Si salvano solamente alcune rare battute e la brillantezza cromatica di alcuni scene.
Per il resto quasi tutto insopportabile: in particolare, il personaggio di ciuchino, decisamente stancante e senza assolutamente alcun senso ai fini dello sviluppo della fabula (sembra quasi quegli inutili buffoni di corte, messi lì per tentare di speculare una risata su qualsiasi avvernimento); l’imperante parossismo della maggior parte delle battute (quel “fare” sopra le righe, vero punto debole dei dialoghi e della recitazione degli ultimi film d’animazione), nonché il reiterato citazionismo (troppo spiccato e, lo sappiamo, tutt’altro che originale come trovata).
Alla fine, insomma, questo “Shrek 2” strappa più sbadigli che sorrisi.
Se questo film è stato candidato agli Oscar di quest’anno assieme all’altra boiata “Gli incredibili”, vuol dire che qualcosa di strano c’è: o non si fanno più i cartoon realizzati fino a qualche anno fa (quindi occorre necessariamente pescare nel ciarpame residuo) oppure il pubblico è talmente condizionato dalle operazioni di marketing orbitanti attorno a queste uscite che si fa abbindolare puntualmente ad ogni occasione.
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