Regia di Walter Salles vedi scheda film
Apologia della gioventù. Un film sui tempi in cui per conoscere un mondo bisognava andarselo a cercare. La lingua originale del film è lo spagnolo rioplatense. L’edizione italiana è funestata da una traduzione sistematicamente edulcorata. Mi spiego meglio.
Alla partenza dei due già in groppa alla “Poderosa”, la mdre di Ernesto non si limita a dire ad Alberto Granado che lo riterrà responsabile di qualunque cosa accada al figlio; lo minaccia seraficamente con “te busco y te encuentro”, che non è esattamente la stessa cosa, equivalendo piuttosto all’espressione minatoria capitolina “so dove abiti.”
Quando pranzano con le ragazze cilene, nell’originale c’è uno scambio di battute sul fatto che gli argentini intercalano ogni frase con la parola “che”; trattandosi di un film che parla di un argentino soprannominato Che, risulta difficile non esecrare la scelta di sopprimere il dialogo sostituendolo con la stupefacente affermazione di una delle due ragazze:”Gli argentini sono birichini.” Birichino era Pinocchio, non Che Guevara.
Più in là, nella parte che si svolge nel lebbrosario, Ernesto commette un’imprudenza imperdonabile; nella versione italiana l’amico Alberto lo redarguisce con un accademico “fermati scellerato”, che non ha esattamente la stessa forza espressiva di “¡Loco de mierda!” C’è la stessa differenza che passa tra un viaggio attraverso un continente e la contemplazione passiva di uno schermo del cavolo, grande o piccolo che sia.
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