Regia di Alessandro Valori vedi scheda film
Tre soldati italiani volontari in Kosovo: l’attualità si insinua in questo debutto fragile e gracchiante, come la radio accesa sotto le tende dell’apparente riposo o per le strade disperate di una terra ancora violentata dalla storia. Regista, sceneggiatori (c’è persino una supervisione firmata Marco Bellocchio) e attori ce la mettono tutta per portare a termine la missione. Ma di fronte allo strapotere delle immagini televisive, un film che si ciba di urgenze dovrebbe avere il fegato di andare in territori altri e sconosciuti. La buona volontà non basta: Pietro Taricone, per esempio, ha l’istinto giusto per non sfigurare e la sua nuova compagna di vita Kasia Smutniak è addolorata quanto basta per essere credibile nello spinoso ruolo di una donna che ha perso quasi tutte le speranze del mondo. Più acerbo il figlio d’arte Piergiorgio Bellocchio, forse perché più concentrato sull’altra sponda, quella di produttore di una pellicola onesta ma sostanzialmente e involontariamente inutile. Che non aggiunge nulla a ciò che quotidianamente vediamo, guardiamo, leggiamo, ascoltiamo sui media. Le nobili intenzioni non servono se, nella trincea della rielaborazione artistica, non si cerca almeno di spiegare - con uno sguardo davvero originale - i moventi della follia degli uomini.
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