Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
"-Ma perché quando uno muore tutti piangono? Io non capisco....
- Credono solo nella vita e pensano di stare meglio di noi...".
Una speculazione edilizia devastante attende inesorabilmente la dimora nobiliare da sempre casa della stirpe dei Roviano.
Non appena viene a mancare, a causa di un incidente domestico, il vecchio capostipite di costoro, quel Don Annibale (Eduardo De Filippo) che molti considerano affetto da demenza senile perché osservato a parlare da solo credendo di dialogare con i fantasmi dei suoi avi che abitano accanto a lui, il nipote Federico (Marcello Mastroianni), rampollo dalle mani bucare assillato dalla fidanzata (Belinda Lee) che lo frequenta solo per assicurarsi una dote, decide di mettere in liquidazione tutto l'immobile.
Quest' ultimo è destinato a venir demolito, e i fantasmi dei Roviano, che esistono veramente e rispondono ai nomi dell'eterno bimbo Poldino, di Fra Bartolomeo (Tino Buazzelli), Donna Flora (Sandra Milo) e Reginaldo (di nuovo Mastroianni), bisnonno di Annibale, cominciano a temere di doversi trasferire altrove.
Quel timore li induce a coinvolgere nella loro azione difensiva un altro fantasma, quello del pittore cialtrone seicentesco Giovanni Battista Villari (un godibile e sempre istrionico Vittorio Gassman), facendo in modo che i dipinti nascosti tra le volte di una stanza nobiare, vengano considerati opere d'arte e blocchino definitivamente la speculazione in atto. Tanto faranno, quegli inquieti fantasmi, finché riusciranno a spuntarla,assicurando anche all'erede Federico un futuro lontano dalla sua avida amante.
Cinque ispirati sceneggiatori di fama, che comprendono, oltre al bravo regista Antonio Pietrangeli, anche Ennio Flaiano, Ettore Scola, Ruggero Maccari e Sergio Amidei, si rendono artefici di una spassosa commedia surreale che permette a mattatori come Marcello Mastroianni di esibirsi in ben tre ruoli concatenati, e ad altri ottimi interpreti di date il meglio delle rispettive verve recitative.
Una favola divertente e sofisticata, in cui tradizione, cialtroneria e pura fantasia coabitano tra le medesime vetuste ma assai ambite pareti, si sviluppa in Fantasmi a Roma, concedendo allo spettatore oltre cento minuti di ottimo cinema e grandi prove d'interprete.
Arguzia e dialoghi brillanti rendono piacevole un incastro che si svela sin dalle prime inquadrature, ma che la fine scrittura rende godibile fino all'epilogo, tutto riservato all'ubriacona Regina (una splendida Lilla Brignone), a cui spetta l'onore di chiudere brillantemente il sipario di una riuscita ed assai godibile rappresentazione, forse non valorizzata appieno come avrebbe meritato, soprattutto in occasione dell'uscita cinematografica.
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