Regia di Mike Nichols vedi scheda film
C’è chi va avanti a furia di “Don Matteo” (si è perso il conto), ma si tratta giusto di un esempio tra i tanti, e chi invece ha una televisione che propone prodotti di questo tipo.
Chiaro, si parla di mondi completamente diversi, ma visto che quando fa comodo si parla di globalizzazione allora non si può soprassedere di fronte a prodotti nati per la televisione che sembrano di pianeti diversi e non solo per lo sforzo produttivo, anzi prima di tutto svetta il messaggio, importante ed assai poco commerciale.
Anni ottanta, nel bel mezzo della società dello sviluppo irrompe l’aids; Prior Walter (Justin Kirk) si ritrova da solo a combattere contro la malattia, l’avvocato Joe Pitt (Patrick Wilson) è un omosessuale sposato e represso, mentre il suo mentore Roy Cohn (Al Pacino) scopre che il potere sociale non può ottenere tutto nella vita.
Per tutti loro il destino è da decifrare e dall’alto non ci si dimentica di guardare quaggiù a porre in atto le decisioni del caso.
Produzione televisiva di alto rango e non principalmente per il fatto di annoverare attori di prima categoria quali sono Al Pacino e Meryl Streep, senza scordarsi degli altri.
Infatti poi il protagonista principale, per quanto il racconto sia corale, è il bravo, e non certo così conosciuto, Justin Kirk, è la storia del suo personaggio a risultare illuminante e a tirare le redini del discorso, per quanto il resto non sia assolutamente marginale.
Un’operazione ambiziosa, con una compenetrazione di storie in continuo evolversi, lo spinoso argomento della sessualità non viene nascosto (e qui ritornerei all’esempio di “Don Matteo”, in Italia meglio ignorare), non mancano i riferimenti politici (un problema si affronta), in più sono soventi gli excursus fantastici (il migliore rimane quello riferito al “frigo”), anche se ad un certo punto diventano un po’ ingombranti.
E non ci si ferma qui, più di un interprete è chiamato a coprire più di un ruolo (vale per Meryl Streep, Emma Thompson e Jeffrey Wright), insomma non si ragiona di certo al ribasso, l’ambizione è alta e Mike Nichols è un regista in grado di coltivarla.
Un prodotto “bigger than life” che fa un po’ d’invidia, che affronta un argomento scomodissimo e che si può rileggere sotto (non) mentite spoglie (in fondo ogni aspetto che genere disuguaglianza merita attenzione) con l’unico eventuale difetto che si fa troppo “bello”, forse qualche allegoria in meno avrebbe giovato, ma rimane comunque un prodotto di categoria superiore.
Affascinante quanto importante.
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