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Pusher

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su Pusher

di Maciknight
5 stelle

Pusher è un film molto sopravvalutato dalla critica, girato come un action movie documentaristico sulla vita squallidissima di un piccolo ed intellettualmente monocorde spacciatore di Copenaghen, con i suoi banalissimi vissuti quotidiani e pensieri limitati, coi suoi mediocri amici, coi suoi dialoghi superficiali e volgari (peraltro assai rarefatti, come ci fossero seri problemi di comunicazione in quell’ambiente e tra decerebrati), con una visione prospettica che al massimo arriva a 24 ore.

Uno dei temi ricorrenti del film infatti è “comprare tempo”, tempo necessario per cercare di venire fuori dagli inevitabili guai che il protagonista provoca con la sua stupidità, attirandoli come una calamità, non perché sia particolarmente sfigato, ma perché non sa pensare, non sa pianificare, non sa progettare, prevedere e prevenire nulla, non può far altro che subire gli eventi e poi richiedere tempo per risolvere i problemi che lui sa solo provocare ed aggravare. Ma anche molti altri coprotagonisti del film cercano di comprare tempo, è la merce immateriale più richiesta, più della droga stessa, rinviare a domani o dopodomani la soluzione dei problemi, come se un giorno in più di una vita miserabile come quella descritta meritasse di essere ancora vissuta. Semmai altri giorni vissuti in quel degrado e degenerazione possono solo causare altri danni a se stessi ed agli altri, come infatti avviene. La situazione peggiora in un crescendo che ad un certo punto diviene esasperante. Una vita di espedienti e tragico cazzeggio, trascorsa cercando di fregare fornitori o intimidire i clienti , in un circolo perverso e privo di senso, un giro assurdo e patetico di promesse di pagamento e giri di droga di pessima qualità e falsa droga (nel senso di truffe nelle forniture). E quando le cose vanno storte, ed è un esito inevitabile quando si è stupidi, poi si ha la pretesa puerile di ricavar denaro immantinente da clienti squattrinati, minacciandoli e ricorrendo alla violenza … Un film che rivela che anche nel mondo della droga si possono perdere soldi quando si è stupidi, oltre che la vita. Nella trama ci sono alcune costanti, quali la tristezza deprimente di tutti i protagonisti, nessuno di loro conduce una vita decente a livello qualitativo, fingono di vivere e divertirsi ma sono aridi e disperati, e vi sono note di valore ma anche dolenti, secondo i punti di vista. Il ricorso alla madre quando il protagonista è disperato, una sorta di regressione infantile anche se ostenta fierezza ed indifferenza e l’amica del pusher (forse la personalità più bella del repertorio, oltre al suo cane, che meritava maggiori cure ed assistenza) che alla fine stanca della dipendenza psicologica da lui, del suo egoismo e della sua totale inaffidabilità, lo frega e fugge da lui, in pratica condannandolo a morte. Una fine che comunque per lui sarebbe stata inevitabile, ed è anche una liberazione per gli spettatori che hanno sofferto per quasi due ore seguendo la sintesi di una settimana della sua squallida e degradata vita, che francamente non credo possa interessare più di tanto, perché non ha rivelato nulla che già non si sapesse o prevedesse. Tutto scontato dall'inizio alla fine senza alcun colpo di genio, inventiva o approfondimento. come fosse una biografia, solo che non aveva nulla che la rendesse interessante.

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