Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Solo a Bunuel poteva riuscire un così disinvolto affronto alle attese dello spettatore, alla logica e alle consuetudini cinematografiche.
Una trama che procede a casaccio, uno stillicidio di attese deluse, una serie di eventi assurdi o con la logica capovolta. Nonostante ciò il film funziona, e molto bene.
I molti bravi attori dipingono personaggi bizzarri, misteriosi, o enigmatici, Una parte di essi sono proprio comuni, come l'infermiera (la nostra Milena Vukotich), la domestica o i poliziotti.
Dove il regista più tira la corda con lo spettatore (quasi gioca a tiro alla fune...) è nell'episodio della bambina “scomparsa”, così assurdo che si fatica per un attimo a capire a che gioco si stia giocando. Negli episodi degli invitati non a pranzo ma... al cesso, e del cecchino del grattacielo, invece, la cifra è l'assoluta normalità dell'assurdità. Tutto viene mostrato come se fosse assolutamente normale e logico, quando invece è capovolto di 180 gradi. Lo stesso vale per il “pedofilo” del parco, dove il regista si diverte anche a prendere in giro l'attesa dello spettatore.
L'episodio che mi intriga di più, tuttavia, è quello del “questore di Parigi” che riceve una stranissima telefonata da parte della sorella morta, che gli promette di “capire il vero mistero della morte stanotte”.
Non potevano mancare i sogni, e quello del postino è memorabile, postino che consegna però una lettera vera....
Bunuel compie questo affronto allo spettatore con grande naturalezza, senza pedanteria od alcuna velleità autoriale, e senza calcolare mai l'effetto che produce la sua pellicola. Forse per questo essa è pienamente riuscita, oltre che inimitabile nel suo genere. O meglio, si può accostare forse solo ad un'altra opera dello stesso Bunuel, cioè “Il fascino discreto della borghesia”.
Lo vidi molti anni fa per televisione, ma me lo ricordavo come se l'avessi visto ieri. Ora sono contento di averlo sulla buona edizione in DD che è uscita in questi anni.
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