Regia di Ron Howard vedi scheda film
Ieri sera: "che facciamo? Potremmo guardarci 'The Missing' di Ron Howard, solitamente i suoi film non sono male, tutt'altro!"
Apro una parentesi: (negli anni 70 era quasi obbligatorio guardare "Happy Days" e io, come credo molti altri, sfuggivo di rado all'imposizione. Ma se mi avessero posto la domanda: "della cricca chi sarà in futuro a diventare un famoso regista?" Avrei risposto senza remore: Fonzie! E invece no, lo diventerà quello che pareva il più sfigato: Richie Cunningham!)
Avevo già avuto modo di apprezzare alcuni suoi lavori, seppur tutti infarciti di una discreta dose di simpatica fantasia, ma in "The Missing" quest'ultima ha raggiunto livelli insospettabili. La storia non è male, e per i primi trenta minuti regge bene con una discreta scenografia e anche qualche trovata d'effetto; si potrebbe semmai notare la forzatura della coincidenza "ritorno del padre dopo venti anni" / "rapimento della figlia". Gli eccessi vengono dopo, in quelle che potrebbero sembrare le avventure di Indiana Jones nel Far West con tanto di canaloni che improvvisamente si trasformano in impetuosi torrenti (non senza l'immancabile scarpa che si impiglia sul fondo) fino all'orripilante brujo (una specie di sciamano) indiano, tanto malvagio quanto ridicolo, il quale, trovata una spazzola con i capelli di Maggie, inizia un infernale rito a distanza per contrastare il quale necessitano cori di preghiere indiane e letture della Genesi dall'Antico Testamento (mi aspettavo da un momento all'altro anche il mantra "Nam myoho renge kyo" dal Sutra del Loto oppure qualche Sura del Corano sfruttando tutte le chances possibili per ottimizzare le possibilità di guarigione).
In qualche modo, non esente da miracoli, le ragazze ne vengono fuori, e perlomeno la sceneggiatura ci risparmia un finale eccessivamente mieloso impedendo la riunificazione famigliare a causa della morte del papà (un improbabile Tommy Lee Jones che, non solo esce di melone e va a vivere con gli indiani, ma torna con l'unica motivazione di doversi attenere alle prescrizioni del santone della tribù...?) il quale, lanciandosi contro il brujo - e in tal modo riscattandosi agli occhi della figlia -, precipita con lui nel dirupo. Finale con una lunga fila indiana (nomen omen) di sole donne e un ragazzo indiano ferito che cavalcano verso orizzonti ignoti quanto inquietanti, ma questa è un'altra storia.
Incontestabile comunque la solita bravura della Cate Blanchett oltre che del Tommy pur penalizzato dai capelli; mentre la fotografia pare a volte eccessiva con un "effetto notte" ( non sfoggio conoscenze di tecniche cinematografiche, semplicemente negli anni '70 vidi il famoso film di Truffaut con Jacqueline Bisset che così si intitolava) forse eccessivo al punto da sembrare quasi un paradossale "effetto giorno" di notte.
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