Regia di Ron Howard vedi scheda film
Reduce dai trionfi di A Beautiful Mind, Ron Howard si è imbarcato in un western che non gli ha portato molta fortuna e che esce insieme ad altri tentativi di far risorgere il genere (Open Range, Hidalgo). La trama è semplice e tradizionale: una pioniera (Blanchett) con figli e un compagno trova la casa saccheggiata dagli indiani, il marito ucciso, la figlia maggiore rapita. Si mette alla ricerca di quest’ultima insieme alla figlia piccola e viene aiutata dal proprio padre (Lee Jones), che era andato via di casa decenni prima per diventare indiano. L’idea era di addobbare un dramma familiare di oggi, quasi minimal, con gli ampi spazi della frontiera: Lee Jones è una specie di ex “contestatore” che torna a fare i conti con la figlia, donna dei nostri anni. Howard impagina una regia ostentatamente classica, ci sa fare con le praterie e si avvale di due attori perfetti come la Blachett e Lee Jones. Ma è troppo timido, non sceglie tra realismo, epos e psicologie. Così, gonfia le dimensioni di quello che sessant’anni fa sarebbe stato un veloce lavoretto da artigiani della serie B. E la cosa migliore risultano alla fine certi episodi secondari da fumetto (il fotografo e lo stregone).
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