Regia di Patty Jenkins vedi scheda film
Il film è ricordato per la performance di Charlize Theron, tuttavia rivela anche buone doti di scrittura e di regia da parte dell'esordiente Patty Jenkins, che si concentra sulla tormentata personalità della protagonista con realismo crudo e disarmante che fa della pellicola un'esperienza tanto deprimente quanto coinvolgente.
VOTO: 7,333 su 10.
La storia è quella di Aileen Wuornos , la più sanguinaria serial killer donna degli ultimi decenni, prostituta che eliminò sette tra i suoi clienti, arrestata nel 1991 e giustiziata per iniezione letale nel 2002, un anno prima dell'uscita del film.
La regista Patty Jenkins, che ha avuto accesso durante la lavorazione a lettere personali della Wuornos con il consenso della condannata, realizza un ritratto interessante in quanto complesso dell'assassina, che, a dispetto del titolo, non viene presentata come un “mostro” di pura malvagità, bensì come una donna massacrata da una vita infernale di abusi, che uccide dapprima per autodifesa e poi per un senso di vendetta e rivalsa contro gli uomini che da sempre l'hanno sfruttata. D'altronde il Monster del titolo è una ruota panoramica su cui l'Aileen bambina sognava di salire, per poi vomitare al primo giro, metafora di un'esistenza in cui i sogni ad occhi aperti vanno a schiantrasi contro una realtà abietta.
Anche il porre al centro della narrazione la storia d'amore con Selby (Christina Ricci), una giovane lesbica scappata di casa perché rifiutata dalla famiglia, serve a mostrarci un lato affettuoso di Aileen, ingenuamente convinta di poter cambiare la sua vita attraverso l'amore della ragazza e il reinserimento sociale trovandosi un lavoro “normale”, e nella parte finale, disposta persino a sacrificarsi per salvare l'amata dall'incriminazione.
Tutto questo ovviamente ha esposto il film a polemiche critiche di apologia di una efferata criminale e di insensibilità nei confronti delle vittime e delle loro famiglie.
Il film è giustamente ricordato per la performance di Charlize Theron, la bellissima che si trasforma in un irriconoscibile relitto devastato, grazie al trucco certamente, ma che se la cava egregiamente come attrice nell'infondere credibilità anche interiore alla sua Aileen Wuornos.
Tuttavia ho notato che le sue qualità non si fermano a questo, rivelando buone doti di scrittura e anche di regia da parte dell'esordiente Patty Jenkins, che si concentra sulla tormentata personalità della protagonista e sul rapporto con Selby, evitando i sensazionalismi che queste genere di vicende tratte da tragiche storie vere possono facilmente ingenerare. Fin dalla desolazione della scena iniziale in cui Aileen spicca nella sua disperata solitudine come silhouette immersa nello squallore di un sottocavalcavia lungo l'autostrada, il realismo crudo e disarmante fa della pellicola un'esperienza tanto deprimente quanto coinvolgente, che rifiuta di offrire risposte prevedibili.
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