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Monster

Regia di Patty Jenkins vedi scheda film

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cantautoredelnulla

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La recensione su Monster

di cantautoredelnulla
7 stelle

Monster non è di certo un capolavoro, il film pecca di didascalismo e alcune riprese le ho trovate un po' raffazzonate, senza contare poi che la regista non indaga con la giusta profondità il rapporto d'amore/ricatto che si instaura tra le due protagoniste; ma la riflessione che stimola affonda nell'animo e lascia l'amaro in bocca.
Non ritengo importante sapere se la storia è congruente e aderente alla realtà, un film è cinema e letteratura e non un documentario, non ha interesse a trasporre per filo e per segno una storia perché non è un documento storico e non ha il dovere morale di rispettare la verità. Ma è evidente che questo film è la rappresentazione cinematografica di una riflessione sull'uomo che pecca e si assolve, giudica, condanna e uccide e poi si lava la coscienza con la leggerezza di un'etica piegata all'utilitarismo e all'opportunismo.
E' facile e corretto catalogare Aileen come una serial killer, ma il problema di ogni giudizio e di ogni sentenza è che è espressione di un solo modo di vedere le cose. L'uomo si sente a posto con la coscienza perché ha dato la punizione esemplare: una donna che ammazza 7 uomini in un anno va condannata, non aiutata. Del resto è più facile dire che la colpa è dell'uomo fuori controllo che della società che l'ha portato alla follia.
Ma le umiliazioni, i soprusi, le violenze che un essere umano subisce dall'infanzia all'età adulta non vengono giudicati e i carnefici condannati? Se penso a tutti gli uomini che hanno picchiato Aileen, quelli che l'hanno sfruttata come se fosse un agnello sacrificale per il loro altare, carne da macello su cui scaricare i propri istinti bestiali, pestando, violentando, ferendo, slabbrando e lacerandole la carne e non hanno mai pagato, quegli uomini che amano e odiano le donne nello stesso tempo e non conoscono il rispetto e non riconoscono al prossimo il diritto a una vita dignitosa: quegli uomini probabilmente sono dei disagiati al pari di Aileen, con l'unica differenza che loro si nascondono dietro un'apparente e accomodante conformismo.
Del resto il film lo dice chiaro e tondo, la gente vede le prostitute come donne che hanno scelto la via più facile per sopravvivere. E ciò che è terrificante è che negli anni 80 la mentalità non è diversa, in queste cose, dalla mentalità dell'inizio 900 e forse oggi è maturata una nuova coscienza, che però non appartiene ancora alla massa. L'uomo non ha avuto un'evoluzione e questo ce lo dicono anche i numeri se vediamo quanta prostituzione minorile viene oggigiorno sfruttata qui in Italia con numeri da fare accapponnare la pelle.
Aileen come la Malena di Tornatore è stata eletta e condannata a un destino da prostituta. E' stata relegata a tale ruolo e poi condannata per il ruolo che le è stato dato, è stata messa ai margini della società dalla società stessa che la sfrutta e la rinnega per portarla infine al patibolo. Quanto c'è da salvare nelle persone e nella rete sociale che maschera di buone maniere il proprio istinto selvaggio?
Non sono capace, alla fine di questo film, di condannare Aileen. E' la Maddalena contemporanea, che Cristo avrebbe tenuto vicino a sé sulla via della redenzione e l'uomo ammazza e relega al ruolo di strega, icona affascinante e perversa della malvagità senza se e senza ma. E' facile per l'uomo comune contrassegnare con semplicistiche maschere l'incomprensibilità, guardare cosa galleggia a filo d'acqua senza chiedersi cosa c'è sotto la superficie. Ma quanto le conseguenze sono il vero male quando le cause non vengono affrontate? E' il tipico approccio allopatico della scienza contemporanea: non puntare a eliminare e neutralizzare le cause, ma distruggere i risultati distorti salvando solo quelli buoni, perché è la via più semplice e più intuitiva o forse perché così si scimmiotta il principio evolutivo della natura.
Fatto sta che guardare questo film è necessario, è un pugno nello stomaco, dove la violenza è più percepita nell'immaginazione che mostrata (anche se lo stupro è duro da digerire), dove il desiderio di riscatto personale sfocia in una rabbia contro un'umanità impietosa che non vuole capire e non vuole cambiare.
Charlize Theron dà grande prova e secondo me ha meritato l'Oscar per questo film, rinuncia al suo appeal per dare corpo e anima a una donna di strada qualunque, sacrificata, trasandata e abbandonata a se stessa.
La sceneggiatura celebra l'ideale di un amore che è così totalizzante da giustificare qualsiasi mezzo per la sua sopravvivenza, scelta funzionale alla riflessione a cui ci vuole spingere la pellicola: perché non esistono gli angeli e i diavoli, ma la complessa storia di ogni essere umano e della sua drammatica e personale difficoltà di relazionarsi e fondersi col mondo nella migliore maniera possibile.

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