Regia di D.J. Caruso vedi scheda film
Dopo il brutto e cincischiato "Salton Sea", il soprautilizzato D.J. Caruso continua a far sfoggio della sua assenza di originalità e talento, portando sullo schermo un romanzo di Michael Pye in una impressionante infilzata di rimasticature hitchcockiane. Penalizzato da una sceneggiatura telefonata e piena zeppa di cliché, Caruso si aggrappa disperatamente alla fotografia plumbea e molto "à la page" di Amir Mokri per conferire una tonalità morbosetta al prevedibilissimo intreccio. Ma dopo venti minuti i nodi sono già tutti al pettine ed il tentativo di recuperare con il colpo di teatro finale è decisamente risibile. Tuttavia ad irritare maggiormente è la sensazione di "ricetta standard" che il film provoca: qualche litro di sangue, una manciata di sesso, una spruzzata di menzogne, un pizzico di inseguimenti automobilistici e la ciliegina del finale a sorpresa. Un menù decisamente indigesto.
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