Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Il suono inglese del titolo è quello delle fabbriche e delle catene di montaggio in cui l'individuo perde la propria identità, ridotto a meccanismo di un ingranaggio; è quello delle canzoni di protesta sessantottine che rappresentano gli ideali di una generazione; è quello del tessuto di voci godardiane che commentano le immagini, spesso contrastandole (inutile dirlo, brechtianamente). Ne esce il solito (nell'ambito godardiano si intende) caleidoscopio-istantenea di un periodo storico in cui schierarsi era d'obbligo e le contraddizioni si pensava potessero essere superate nell'azione pratica rivoluzionaria. Come documento storico British Sounds è un film da tenere in considerazione, come opera d'arte risente della pesantezza della materia trattata (difetto che Godard in genere aveva sempre evitato, fino a questo punto della sua carriera). è come se la fredda lucidità del regista tornasse ad essere libera solo a tratti, quando non "contaminata" dall'ebrezza rivoluzionaria di stampo marxista che pervade la pellicola.
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