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Kill Bill. Vol. 2

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Kill Bill. Vol. 2

di scapigliato
8 stelle

Solo per l'abbuffata di Morricone e di tutti i riferimenti (e non semplici citazioni) al nostro mitico cinema, il secondo capitolo di "Kill Bill" è commovente. "Navajo Joe", "Per un Pugno di Dollari", "Il buono, il brutto, il cattivo", "Il Mercenario", "I Giorni dell'Ira"...io m'immaginavo Sergio Leone e molti altri, in silenzio, davanti al deserto dell'Almerìa. Li immaginavo mentre guardavano il nulla e si gongolavano che fosse incredibilmente bello. Ed è la stessa sensazione che le immagini di Tarantino hanno saputo darmi visto il loro bellissimo omaggio al western e all'horror italiano, a riprova questo che forse dovremmo riveder tutte le nostre produzioni cinematografiche e fare qualcosa di nuovo e di migliore. Ho paura di essere blasfemo, ma opterei per dimenticare i Moretti, i Bellocchio, e tanto cinema schierato e d'autore, per rivalutare ciò che di meglio abbiamo fatto, e che sinceramente può ancora oggi veicolare molti contenuti. Il cinema popolare è il significante con cui Tarantino veicola un significato alto e totalizzante. Non c'è nulla di nuovo nella trama, che ripercorre lineare il percorso dell'eroe che deve superare determinate prove per arrivare al grande duello finale e tornarsene a casa modificato, migliorato o redento. E' lo schema primitivo del racconto e della favola, eppure appare nuovo e pieno di elementi universali tanto da sembrare una genialata dello stesso regista. Ma genialata è stata la sua performance da regista. Tarantino ha saputo giocare con il cinema puro e vero creando un'opera visiva che aveva più e più direzioni. Non era solo un film che raccontava di una vendicatrice, come molti action che passano velocemente sugli schermi e tanto velocemente passano nella sezione archivi. Questo duplice film, che gioca molto sul motivo del ritorno, sia nella trama (vedi anche la Thurman che ritorna dall'oltretomba come in Fulci, che è comunque un tema fisso pure di Mario Bava), sia nella struttura episodica che ricorda i cartoni animati (e anche la divisione in due film è azzeccata proprio per questa idea), è la conferma che un certo tipo di cinema è possibile, e può pure piacere. Chi l'avrebbe detto che la variazione stilista e di registri narrativi del primo film, e la dilatazione dei tempi, e la flemma e la decadenza del secondo film, sarebbero risultati piacevoli anche agli occhi di qualche profano che è andato a vedere "Kill Bill" solo perchè è il film del momento. Quanti infatti sapevano di Fulci? Quanti si emozionavano parallelamente mentre sentivano Morricone e rievocavano scene e ambienti di tutt'un altro cinema? Realizzando così un paradigma cinematografico e personale che in pochi oggi sono in grado di offrirci? Tarantino ha confermato, come tanti altri fanno da tempo senza le file al botteghino, che un cinema di solo cinema, in cui la verosimiglianza e la trama sono lasciate a chi ha un'idea limitata di cinema, è un cinema possibile. E noi tutti dovremmo ringraziarlo.

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