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Kill Bill. Vol. 2

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Kill Bill. Vol. 2

di BobtheHeat
8 stelle

Inutile nasconderlo, da quando era uscito Kill Bill vol.1, TUTTI attendavamo piu' o meno spasmodicamente l'uscita del secondo episodio. Perche' TUTTI volevamo sapere chi era Bill e soprattutto come sarebbe proseguita l'implacabile vendetta della nostra eroina, una U.Thurman bravissima e sempre piu' splendida, anzi di piu' …incantevole, per la quale TUTTI, nessuno escluso, avevamo perso la testa. Devo dire che avevo veramente "mal digerito" il fatto che il film era stato suddiviso in due parti. Anche perche', piu' volte, si era letto che la durata complessiva sarebbe stata di poco piu' di 3 ore… Mi era sembrata una "triste e spiacevole" mera mossa commerciale… Invece mi sono dovuto ricredere, perche' non e' cosi' (o meglio solo cosi'…) visto che alla fine, con entrambi gli episodi, siamo innanzitutto vicini alle 4 ore e il senso quindi gia' cosi' cambia. E a giustificare ulteriormente la scelta di Tarantino (e della produzione) e' il sensibile cambio di registro di questo imprescindibile secondo volume. Siamo infatti veramente davanti a 2 film ben separati e distinti, fermo restando ovviamente i protagonisti. Se il primo era stato tutto all'insegna dell'azione e della straordinaria performance atletica di U.Thurman, ed era un vero e proprio omaggio al cinema di arti marziali e ai fumetti ("anime") giapponesi, in Kill Bill vol.2 i rimandi piu' o meno espliciti vanno soprattutto agli "spaghetti western" di S.Leone, come si puo' facilmente notare nell'uso della dilatazione dei tempi, della colonna sonora e nel taglio delle inquadrature dei primissimi piani. Ma le citazioni, come sempre nel cinema di Tarantino, sono tantissime, inutile cercare di individuarle tutte e sbagliato vederle solo quasi come un vero plagio. (Certo la citazione del mitico "Sentieri Selvaggi"…e' un vero tuffo al cuore...) Quello che conta e' invece il personalissimo modo di Tarantino di utilizzarle, la sua voglia di trasmetterci attraverso di esse emozioni indelebili. Solo manierismo per alcuni …ognuno e' libero di pensarla a proprio modo… Questo volume due, piu' autoriale e splendente, segna poi il ritorno all'uso della macchina a mano, ad un virtuoso uso delle luci e della fotografia che passa dal bianco e nero del flasback iniziale, al successivo smagliante colore. E qui bisogna dare i giusti meriti a quel mostro di bravura che e' R.Richardson! E soprattutto, per la gioia di molti, vede il ritorno all'uso massiccio dei dialoghi, a quelle lunghissime chiacchierate pulp-tarantiniane, che avevano reso celebre il nostro caro Quentin. Meritano in tal senso sicuramente una segnalazione il momento in cui la spietata Elle, una magnifica e indimenticabile D.Hannah, descrive alla sua vittima appena avvelenata (il sempre gigione M.Madsen) con perversa ironia, le "caratteristiche" del mortale serpente Black Mamba. E ancora la sequenza in cui Bill (un imprevedibile e carismatico D.Corradine) "spiega" la differenza esistente tra Superman e l' Uomo ragno… Scene che sono probabilmente gia' di culto, insieme a quella, inquietante e claustrofobica, in cui Beatrix (…ecco svelato il misterioso nome della nostra protagonista…) sepolta viva, riesce a trovare la forza per uscire dalla bara prima e dalla terra poi, ...quasi una sorta di vera e propria Zombie vivente. Un film che quindi ha piu' di un momento magico, che rimane un vero e proprio atto d'amore di Tarantino alla sua musa U.Thurman, che forse non convince del tutto solo nello scontro finale, da cui francamente ci si aspettava di piu', specie dopo le le meraviglie viste nel primo episodio, ma dalla cui visione si esce con la consueta febbrile ossessione: Quentin quando arrivera' il tuo prossimo palpitante film? Non farci aspettare piu' cosi' tanto, prendila come una preghiera!

Su Uma Thurman

Da sola vale la visione del film anche per coloro che non son fan di Tarantino. Semplicemente meravigliosa!

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