Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Ne ho parlato insieme alla prima parte (del 2003), perché con essa costituisce un tutto unitario e non ha senso esaminarle separatamente.
Il film è uno solo, Kill Bill; è stato presentato in commercio diviso in due parti per motivi pratici, di lunghezza; ma non capisco perché dividerlo anche qui, per farne le recensioni. Io ho pubblicato la mia sulla prima parte, ma ora la riporto tal quale anche per la seconda, perché ha senso solo riferita all'insieme delle due parti.
A me Tarantino continua a piacere molto, ogni inquadratura è sua e ha senso. Ma non mi pare il caso di elucubrare “spessore filosofico” o un “restituire autenticità alle arti marziali” di “androgine figure femminili”, come fa per Film.tv Mauro Gervasini (inesatto perfino nei pochi dettagli che riporta della vicenda, dal numero delle vittime del massacro iniziale a quello degli anni passati in coma dalla sposa: inessenziali, ma riferirli errati è un brutto indice di superficialità).
Se devo proporre una analogia, non filosofica o tematica bensì formale, è con Ulisse di Joyce, con capitoli realizzati con stili differenti, pur nell’unità della vicenda. Questa è da melodramma e va letta nella sua interezza fra le due parti, che molti hanno voluto distinguere e trattare separatamente, contro le evidenti (e anche esplicite) intenzioni del regista: Bill (Carradine) è un abilissimo cinico killer, capo di un gruppo di cinque killer, O-Ren Ishii, Vernita Green, Budd, Elle Driver e Beatrix Kiddo (Uma Thurman), la migliore e più cinica di tutti, amata amante di Bill. Quando scopre di essere incinta Beatrix decide di lasciare quel mestiere e lo stesso Bill (pur continuando ad amarlo) per crescere la figlia in un ambiente pacifico e morale e civile, con un marito tranquillo, amante della musica. Bill la crede morta, la rintraccia per caso nel tentativo di vendicarla, la crede incinta del futuro marito, si sente tradito e ingannato e ordina ai suoi killer la strage, durante le prove per il matrimonio; lui stesso spara in testa a Beatrix, che d’ora innanzi sarà chiamata “la sposa”; non muore, né muore la bimba: questa viene presa da Bill che la alleva, mentre la madre resta in coma per quattro anni, poi si sveglia e si riprende rapidamente, pronta nuovamente a uccidere per vendicarsi: prima in Giappone dove non è difficile rintracciare O-Ren, divenuta capo della Yakuza di Tokio; poi uccide gli altri, per ultimo Bill, nella seconda parte. Alcune scene, che io ho esposto in ordine cronologico, vengono proposte in flash back.
Il film gioca su vari stili, dal western di Leone, forse principale ispiratore, da cui ha preso anche la musica di Morricone, ai fumetti giapponesi, a Bruce Lee, ecc. Gran quantità di sangue e di violenza, ma antirealistico, come già nei precedenti film del regista. Strizzatine d’occhio al pubblico, anche materialmente, come quella finale di Uma Thurman; sì, proprio dell’attrice, che si sovrappone al personaggio, qui come in altri episodi precedenti in cui parla del film in fieri, a demolirne la tensione ricordando che di finzione si tratta, come nella ripresa “fuori onda”, riportata alla fine, di quando Beatrix cava il secondo occhio a Elle (il primo glielo aveva tolto il maestro Pei Mei) e poi lo pesta con il piede nudo: “fuori onda” l’attrice chiede cosa fare di quell’occhio cavato che le resta in mano… e naturalmente anche questo è previsto e fa parte del film, che si deve decomporre dall’interno. Come tutti i capolavori (ma non basta l’autoreferenza a rendere tali).
I veri “capolavori”, cui sono riservate per definizione in film.tv le cinque stelle, sono molto rari, anche se il sito le distribuisce a gogo. Tuttavia sono tentato di assegnarle a entrambe le parti, o meglio all’insieme delle due, che vanno viste e considerate insieme perché costituiscono un tutto unitario (checché ne dicano molti critici, forse solo per aver visto le due parti separatamente, a distanza di tempo).
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