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Dopo mezzanotte

Regia di Davide Ferrario vedi scheda film

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La recensione su Dopo mezzanotte

di ed wood
2 stelle

Il nadir del cinemino italiano di inizio millennio. Il film di Ferrario è un compendio di quanto di peggio ci si possa attendere da una pellicola nostrana (a parte i cinepanettoni, ok, ma quelli sono premeditatamente brutti). Si fatica a comprendere cosa sia più simpaticamente irritante in questa triviale rassegna del cattivo gusto: se una voce fuori campo quantomai invadente, civettuola, che cerca l'empatia ma suona solo stucchevole, che si lancia in battute di spirito che strappano a malapena stentati sorrisi; se la ricerca ostentata di una poesia che non può fare altro che scadere pietosamente in un poeticismo d'accatto, involontaria parodia di Tonino Guerra (il pulviscolo illuminato dal proiettore ed altre trovate patetiche); se il miserabile livello delle interpretazioni (?) da parte di un cast buono forse per una recita delle scuole medie (e Pasotti ha fatto pure carriera!). Non si contano i momenti di puro imbarazzo, le scenette fini a se stesse girate con un dilettantismo da far spavento (i bulli che al bar intonano Pappalardo; lo scambio di battute fra due amiche: una rivela di essere andata a letto col ragazzo dell'altra; l'altra, per ripicca, le fa notare di aver messo troppo trucco sulla faccia; infine si sganasciano dalle risate). Non c'è drammaturgia; non c'è psicologia. Ma non sarebbe nemmeno un problema: tanto cinema moderno e post-moderno fà tranquillamente a meno di questi elementi. Purtroppo però in cambio non c'è nient'altro: non c'è fascino figurativo, non ci sono idee veramente brillanti (non certo i banali contrappunti delle immagini di vecchi film muti alla strampalata vicenda sentimentale di Martino), non c'è emozione, non c'è riflessione. Ci sono sono una sequela di fastidiosi clichè, ricoperti dalla consueta patina di buonismo, dove il famigerato "amore" si conferma, una volta di più, un concetto inesorabilmente tirato fuori a sproposito. Gli stessi personaggi sono parodie delle parodie delle parodie del "ragazzo timido sognante dal cuore puro", della "dark lady ribelle affascinata dagli stronzi ma in procinto di redimersi col bravo ragazzo", del "criminale violento che piace alle donne". Era difficile sfruttare peggio di così la possibilità di girare per Torino e all'interno della Mole. Forse l'intento di Ferrario era quello di dipingere la realtà dei giovani protagonisti attraverso il filtro svagato di Martino, che vede e vive la vita come se fosse una comica di Buster Keaton. Ma il risultato è disastroso: ci sarebbe voluto ben altro tocco, ben altra finezza...e invece la mano del regista è rozza, pesante (si veda il "duello" fra Martino e Angelo, che vorrebbe echeggiare le rese dei conti di certi western o polizieschi; o la maniera in cui viene gestito il menage-a-trois, scimmiottando Truffaut). E' un film dove ogni gesto dei personaggi pare oltremodo forzato: non c'è verità emotiva nel disegno di queste tre figurine; come non c'è vera, catartica fantasia nelle immagini prodotte da Ferrario. Questo film fa solo tenerezza, per l'evidente impaccio con cui gli autori (non solo il regista, ma tutto l'equipaggio) cercano, in ogni sequenza, di fare "il passo più lungo della gamba", di dire e fare cose che sono fuori dalla loro portata. Il naufragio è così totale che Ferrario ci regala, in chiusura, un autentico momento trash: quanto il "cattivo" moribondo, ferito a morte da un metronotte (chissà perchè poi...), vede un camion col manifesto elettorale del Berlusca e se ne esce con una battuta telefonatissima che pare scritta per il Bagaglino! Ho riso per dieci minuti di fila.  

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