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L'alba dei morti viventi

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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La recensione su L'alba dei morti viventi

di DeathCross
5 stelle

Avendolo appena rivisto e avendo partorito delle riflessioni relativamente lunghe, propongo questa recensione sul 'remake' diretto da Snyder del Capolavoro politico di George A. Romero. 

 

Remake del Classico di fine anni '70 del grandissimo George A. Romero, la sua realizzazione è stata resa possibile quando il produttore originario, Richard P. Rubinstein, cedette i diritti al fan Eric Newman, il quale poi commissionò a James Gunn la sceneggiatura (poi rimaneggiata in pre-produzione da un paio di altre persone) e infine la regia venne affidata a Zack Snyder, regista di vari video musicali qui al suo esordio con un lungometraggio cinematografico.
Quando lo vidi la prima volta, credo alle superiori, mi divertì, ma già allora credo di aver ritenuto un difetto piuttosto rilevante il deciso smorzamento della componente politica Romeriana, e con gli anni questa considerazione si è consolidata, aiutata anche da un crescente mio 'astio' personale per Snyder (tra l'altro m'intriga un articolo che sembra analizzare un suo presunto ruolo di propagandista 'di destra').
Rivedendolo, nel director's cut, confermo il mio pensiero. Per quanto "Dawn of the Dead" sia sensibilmente migliore rispetto ad altri lavori successivi del regista grazie soprattutto all'assenza di quella patina iper-digitale che dà alla sua estetica quello sgradevole sapore di plastica (infatti credo che questo suo esordio sia girato in pellicola), il fatto che la fortissima satira sociale nell'Originale di Romero, palpabile già solo dal modo in cui si inquadravano gli zombie bramosi di entrare nel supermercato, venga qui completamente ignorata a parer mio penalizza enormemente questo remake, dando inoltre quasi l'impressione a volte di eliminare volutamente qualsiasi possibile spunto di riflessione politica (alla faccia di chi invece pensa che Romero infilasse la politica 'a forza'*). Anche i rapporti tra i vari personaggi, perdendo ogni implicazione politica (salvo qualche momento in cui affiora, ma in modalità banali e prontamente non approfondite come l'organista gay), risultano meno intriganti rispetto all'Originale.
Ma anche provando a non vedere come un difetto l'a-politicità (che, ribadisco, per me spesso prepara il territorio al radicamento del conservatorismo se non per qualcosa di peggio), il remake snyderiano perde rovinosamente il confronto con il Capolavoro romeriano nella capacità di costruire tensione, qua sostituita da qualche jump scares e da uno spirito action tamarroide, nella capacità degli zombie di incutere timore autentico (sono troppo veloci e per assurdo quando sono ammassati fanno meno paura che da singoli, facendo anche una ridicola ola in un'esplosione nel finale) e i personaggi non riescono mai davvero a conquistare l'empatia, soltanto un tiepido interesse.
Ma proviamo anche ad evitare paragoni in toto col Film di Romero. Ebbene, in quest'ottica probabilmente la pellicola di Snyder risulta più facile da apprezzare, proponendo qualche discreta scelta semi-orrorifica e intrattenendo senza problemi per le sue quasi due ore di durata. Però, anche preso come film mainstream a sé, restiamo a parer mio su livelli al massimo discreti: professionalmente parlando il risultato è buono se non ottimo (cast, fotografia, il montaggio in diversi punti, gli effetti e il make up zombiesco in cui troviamo lo zampinto di Heather Langenkamp, alcuni passaggi della sceneggiatura...) ma artisticamente è, sempre a parer mio, alquanto mediocre o comunque vuoto, a parte qualche guizzo nella scelta di brani musicali, in particolare "The Man Comes Around" per i titoli di testa, forse la sequenza in assoluto migliore di questo prodotto (e visto che il discorso vale anche per "Watchmen" sono portato a pensare che ciò sia dovuto alla formazione 'videoclippara' di Snyder, e secondo me in quell'ambito era meglio che restasse).
Insomma, questo omonimo film del Capolavoro di George A. Romero, preso come prodotto d'intrattenimento a sé stante, è tutto sommato discreto ed intrattiene, ma artisticamente vale (per me) pochissimo, confrontato con la sua Base di partenza ne esce con le ossa rotte e il suo indifferentismo politico mi è difficile da apprezzare, anche se è meglio del reazionarismo di "300" (ma non ne sono sempre sicuro).

 

*io infatti credo che sia sempre più forzata, e forse implicitamente conservatore (intenzionalmente e/o consapevolmente oppure no), la tendenza a spoliticizzare sempre tutto piuttosto che il contrario

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