Regia di Pierre Salvadori vedi scheda film
Commedia ultraleggera che si affida quasi per intero al carisma e alla versatilità di Daniel Auteuil. Dal suo personaggio emergono i temi base della pellicola diretta con sufficiente perizia da Pierre Salvadori (Beautiful Lies, 2010). Altruismo, amicizia, amore. Coppie che si sfasciano o che reggono sulla paura di dire “io non ti amo”. Andare avanti per forza d’inerzia. C’è la paralisi psicologica di fronte alla necessità di affrontare la fine di una relazione. Ma soprattutto l’incapacità di restare soli. Senza un partner cui aggrapparsi. Donne e uomini fragili. Insicuri. A rischio di scivolare in continuazione su basi caratteriali sdrucciolevoli come mulattiere. Quest’opera è anche una commedia degli equivoci, in cui le gag sono ben incastrate. E non danno la disarmante sensazione di una sequenza disorganica di siparietti da cabaret di basso bordo. Come troppo spesso avviene nel cinema italiano. Tutto molto prevedibile, comunque. Nulla di nuovo sul piano dell’evoluzione della storia sceneggiata dallo stesso regista, con Benoît Graffin e David Leotard. Come detto, c’è un Auteuil che vale la visione nei panni dell’affascinante e disinvolto uomo che controlla la propria esistenza. Seppure con umane debolezze. Abbastanza in vena José Garcia (Cacciatore di teste, 2006), controparte impacciata e fallimentare.
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