Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Un pò troppo sottovalutato, questo lavoro di Brian De Palma uscito negli anni d'oro dei film musicali. E' una trasposizione rock del mito di Faust, attraverso citazioni che vanno dal Ritratto di Dorian Gray al Fantasma dell'Opera. De Palma usa la consueta abilità per stravolgere e reinventare in chiave fanta-horror i contenuti dei grandi classici, col risultato di coinvolgere, attrarre e soprattutto divertire. L'aspetto visivo è quello determinante per arrivare allo scopo finale, e pur evidenziando tutti i limiti tecnologici dell'epoca, metà anni settanta, il regista sfodera inquadrature virtuose e sperimentali, usa quel linguaggio pop debordante che attinge alle fonti più disparate, e che in breve tempo saranno le basi del nuovo cinema postmoderno. Il Fantasma Del Palcoscenico girato completamente in un interno, riesce a ricostruire un'epoca e la sua mitologia, i suoi simboli positivi e negativi, e individua già quelli che saranno i modelli deteriorati della macchina dello spettacolo e della comunicazione di massa degli anni futuri. Notevole come detto l'impianto visivo, a scapito di una narrazione volutamente poco lucida e un pò confusa. A parte l'happening finale, una delle inquadrature più significative è il gioco di sguardi e di rimandi incrociati fra il cantautore deturpato che spia dal tetto il malvagio produttore che amoreggia con l'aspirante star, ripresi dalla mdp, a loro volta da telecamere interne, anche a loro insaputa, mentre si scrutano l'un l'altro. La scena sembra esprimere un giudizio estetico sulla profondità dello sguardo meccanico che si fa insindacabile fino alla trasfigurazione completa dell'osservatore, che porta dal vedere sempre di più al fraintendimento, al non ritorno della comprensione. Meno banale di quanto sembra, nonostante il divertimento, tristemente premonitore dei tempi.
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