Regia di Andrew Jarecki vedi scheda film
Il titolo italiano non rende giustizia all'indovinato doppio senso del titolo originale di questo film: Capturing the Friedmans. I Friedman sono una tranquilla famiglia borghese di Long Island, padre, madre e 3 figli maschi. Nel 1988 il padre, Arnold Friedman, un insegnante di informatica con il debole per il pianoforte, il super 8 e, forse, qualche altra cosa (...), viene accusato di pedofilia. Si innesca così un dramma familiare e sociale che trascina nella vicenda il figlio 18enne Jesse, accusato anch'egli di sodomia nei confronti dei bambini che frequentavano il corso di informatica. Assemblando immagini di repertorio, con i Friedman esposti all'occhio della loro stessa telecamera anche nei momenti più drammatici, con le testimonianze rese dal fratello di Arnold, dai poliziotti che parteciparono alle indagini, dall'avvocato della famiglia, dai bambini vittime di allora e ormai adulti, l'esordiente Jarecki racconta con un incredibile senso della suspence una vicenda in perfetto equilibrio tra verità e menzogna. Davvero i Friedman hanno fatto questo?, si domanda lo spettatore fino all'ultimo fotogramma. O è soltanto un linciaggio morale, il frutto dell'isteria collettiva? Dichiarazioni di innocenza si seguirono, nei processi, ad ammissioni di colpevolezza; le presunte vittime diedero versioni diametralmente opposte e la vicenda lasciò emergere i tanti altri aspetti segreti della vita dei Friedman, come gli abusi di Alfred su suo fratello, quando questi aveva 8 anni e lui 15, e su suo figlio Jesse. Una storia americana, con tutte le contraddizioni di quel Paese, in cui la telecamera perennemente accesa, addirittura durante la notte prima degli arresti, documenta quel passaggio antropologico definitivo a una dimensione in cui realtà e finzione si fondono in un tutto unico, e con esse il bene e il male. Vincitore del premio al Sundance Festival.
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