Regia di Alex Infascelli vedi scheda film
Tratto da un racconto di Ammaniti, uno dei pochi innovatori della narrativa italiana moderna che ha saputo unire il noir con l’horror e persino dipingerlo di una vena grottesca per meglio descrivere l’Italia di oggi e le persone (di sempre). Infascelli alla sua seconda regia dopo “Almost Blue” (che consiglio di vedere, ma solo dopo aver letto il bellissimo romanzo di Lucarelli) affina il suo talento e grazie anche ad una buona sceneggiatura, un lussuoso cast ed ottime musiche di Morgan, riesce a convincere (e a stupire) più di quello che era in parte riuscito a fare con il suo precedente lungometraggio, ossia un buon noir/thriller che aveva però il difetto di essere stato scritto malissimo e trasformava così un grande libro come “Almost Blue” in un film un po’ sgangherato seppur intrigante. “Il siero della vanità” va al di là del film di genere, anzi si camuffa da noir per poter giungere ad una più ampia polemica sociale contro il mondo moderno delle telecomunicazioni, contro la loro potenza e contro l’arroganza e la sete di vanità delle persone pronte a tutto pur di “sfondare” in un clima sempre più allo sbando dove alla fine persino i veri valori umani come famiglia e amore sembrano perduti. Sembrano. Voto: 7.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta