Regia di David Koepp vedi scheda film
Discreto thriller tratto dal racconto di Stephen King “Finestra segreta, giardino segreto”, incluso nella raccolta “Quattro dopo mezzanotte”. “Ci sono finestre che non andrebbero mai aperte. – La paura trova sempre il modo di entrare.” Nonostante le premesse ci si trova davanti a un thriller ben costruito e che si segue volentieri, ma con poca tensione e nessun spavento. Forse ai più sembrerà banale, forse qualcuno dirà di essere arrivato al finale prima del finale stesso, ma in ogni caso consiglio la visione (il finale differisce dal racconto di Stephen King).
Il film inizia con una scena che mi piace molto. L’introduzione con la presentazione dei personaggi è sempre importante. Abbiamo un uomo seduto in macchina, di notte, con la neve. Attimi di pensieri e azioni agitati, ma poi si capisce cosa sta facendo e perché. MOTEL, una scritta grande e rossa in tutto quel scenario grigio. L’uomo scopre la moglie a letto con un altro. Non ci è permesso di sentire i dialoghi solo l’urlo rabbioso di un uomo ferito (curiosità: per avere delle facce davvero spaventate degli attori, il regista gli ha lasciati nella stanza completamente al buio per 20 minuti; senza sapere l’ingresso del protagonista e per di più sparando dei rumori dalle casse posizionate di nascosto). Sei mesi dopo: lo stesso uomo si rifugia nel suo isolato cottage in riva al lago insieme al suo fedele cane (il lago delle riprese è il Sacacomie, fuori Montreal) ad abbrutirsi.
Mort Rainey (Johnny Depp) è uno scrittore famoso, che dopo una delusione decide di richiudersi in casa, in pigiama, senza preoccuparsi dell’aspetto esteriore, a dormire e mangiare schifezze, anche perché non riesce più a scrivere. Ma un giorno uno strano uomo venuto dal Mississippi bussa alla sua porta, accusandolo di plagio. Mort sicurissimo di aver scritto tutto di suo pugno, liquida in fretta Shooter (John Turturro). Leggendo il manoscritto però non può negare la netta somiglianza con il suo libro “Tutti pagano il conto” e più specificatamente con il capitolo “Secret window”. Ogni tanto la storia si completa con dei flashback e qui c’è quello della moglie che spostando un mobile nel cottage scopre “una finestra segreta che da su un giardino segreto”.
Turbato inizia a sognare molto vividamente (curiosità: la scena dello scoglio è quella di Jurassic Park – Il mondo perduto), ma riflettendo ha la possibilità di difendersi. Incontra Shooter e scopre che il suo manoscritto è del ’97, mentre lui l’ha scritto nel ’94 e l’ha pubblicato su una rivista un anno dopo. Ma l’uomo non è intenzionato a crederci, vuole le prove entro tre giorni (“Bello incontrare un lettore.” Stephen King aveva già affrontato la tematica concernente le relazioni tra scrittore-lettore-realtà in Misery non deve morire); e per rendere le cose chiare, gli uccide il cane (che nel romanzo è un gatto). Se dall’inizio prendi in simpatia il disperato e depresso Mort, adesso non puoi che seguirlo e sostenerlo.
Mort non si sente al sicuro e dopo aver informato l’incompetente sceriffo, si precipita dal suo amico detective privato. Ma le cose si complicano, le prove sono a casa di sua moglie Amy (Maria Bello; perché ancora non sono divorziati), che viene bruciata. Ted (Timothy Hutton), ossia l’amante, insiste e minaccia Mort per aver la firma del divorzio.
Shooter, non avendo le prove in mano, chiede a Mort di riscrivere il racconto, ma questa volta senza cambiare il suo finale e stampandolo con il suo nome. E per questo è disposto a tutto, anche a uccidere.
Attenzione spoiler!
Da questo momento in poi, Mort ha delle allucinazioni, parla da solo, anzi anche peggio..vede e parla con se stesso. L’entrata della telecamera dalla finestra e dentro lo specchio, simboleggia la sua mente. Shooter non esiste realmente, ma è la doppia personalità di Mort.
Amy è intenzionata a concludere ogni rapporto e decide di andare al cottage. La cinepresa esce dalla finestra e dallo specchio; adesso vediamo la realtà: una casa sottosopra, le scritte shooter graffiate in ogni dove e Mort indossare il cappello di Shooter. SHOOTER, SHOOTER, SHOOTER, SHOOTER…HER (questa volta con il significato letterale di SPARALE)!!
Inizia la lotta, sopraggiunge anche l’amante, ma per i due non c’è scampo. Lui come Mort non avrebbe fatto del male a nessuno, mentre come Shooter ha potuto. Nonostante la pazzia del protagonista, tifi comunque per lui, perché per qualche ragione..non lo biasimi.
Il film infatti si conclude con un Mort migliore, come se si fosse tolto un peso. Tutti sanno cosa ha fatto, ma non hanno sufficienti prove per incarcerarlo. Lo sceriffo gli dice che prima o poi troveranno i corpi e lo invita a non recarsi più in città. Mort tranquillamente seduto alla scrivania, gli dice: “L’unica cosa che conta è il finale. E’ la parte più importante di una storia, il finale. E questo è ottimo! E’ perfetto!”.
Si sente Mort leggere il nuovo finale e la cinepresa vola fuori dalla finestra, sul giardino..un campo di granoturco e poi una fermata netta su Mort, che addenta una pannocchia (curiosità: la scena finale scartata, si prolungava fin sotto le piante di granoturco, sotto..sotto..fino ai corpi. Come se lo spettatore non avesse ancora capito).
Sa il fatto suo. Ha dichiarato di essere portato per i film in cui l'uomo rinchiuso e isolato (in casa)..perde la testa. Un esempio; prima di questo, Echi mortali.
Bravo.
Bravo. Parlantina lenta e aspetto da vero psicopatico.
Brava.
Si rende, come da copione, antipatico.
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