Regia di David Koepp vedi scheda film
Non eccezionale ma con un finale più interessante di quello che può sembrare. Mort è il killer davvero? Potrebbe anche esserlo e non essere il suo crimine solamente un suo racconto visualizzatoci da cima a fondo. E se fosse ambedue?
Ebbene, oggi, salteremo un po’ indietro nel tempo, arrivando a attraccando al 2004, anno dell’uscita del film da noi, nelle prossime righe, disaminato, ovvero Secret Window. Secret Window segna la terza incursione, dietro la macchina da presa, di David Koepp (sceneggiatore di tante pellicole, così come esplicheremo a fine recensione, e della “triade” di Brian De Palma rappresentata da Mission: Impossible, Carlito’s Way & Omicidio in diretta). Il quale, dopo i suoi interessanti Effetto black out, con una splendida e sensualissima Elisabeth Shue, ed Echi mortali con Kevin Bacon, trascurando il suo cortometraggio Suspicious, come dettovi, nell’anno sopra indicatovi, adattò lui stesso e traspose per il grande schermo un inquietante e bel racconto di Stephen King, intitolato qui da noi Finestra segreta, giardino segreto, a sua volta tratto dalla raccolta antologica, ad opera ovviamente del maestro del brivido succitato, Quattro dopo mezzanotte (Four Past Midnight). Film della breve ma piacevole, assai scorrevole durata di un’ora e trentasei minuti netti (anche meno, se naturalmente, tralasciamo i titoli di coda), Secret Window, chiariamoci immediatamente, non è un grande film, certamente. Eppur ha un suo rimarchevole perché. Infatti, a scanso di equivoci, specifichiamolo nuovamente e marcatamente, si lascia vedere e gustare che è davvero un piacere. In quanto, tale terza opus registica, la migliore a tutt’oggi nell’excursus filmografico di Koepp, pur essendo soltanto la terza in ordine temporale, questa strana pellicola con un Johnny Depp alquanto, autoironico, inedito e carismatico (Koepp e Depp si sarebbero successivamente, purtroppo, rincontrati per il fallimentare Mortdecai), non è pretenziosa ed è puro entertainment godibile, altresì intelligente.
Trama:
Morton Rainey (Johnny Depp versione platinata), detto Mort, è uno scrittore di successo di racconti e novelle horror e di gialli psicologici. Una sera scopre, in motel, sua moglie Amy (Maria Bello) a letto con un altro (Timothy Hutton). Ne chiede immantinente il divorzio e decide di recarsi, in totale solitudine, in una casa nel bosco. Qui, presto bussa alla sua porta uno strano figuro ambiguo e sinistro, John Shooter (John Turturro). Quest’ultimo minaccia Mort, accusandolo di plagio letterario, cioè di avergli rubato un suo scritto. È vero o trattasi semplicemente di capziosa intimidazione oppure è soltanto immaginazione? Di chi? Come andrà a finire?
Teso, compatto, orchestrato con ingegno e tatto, con un’ottima fotografia di Fred Murphy e una partitura musicale efficace a cura di Philip Glass e Geoff Zanelli (non accreditato), Secret Window non è nulla di trascendentale o indimenticabile eppur ammalia e appassiona dal primo all’ultimo minuto in virtù del suo ritmo vertiginoso e incalzante. Soprattutto per via della sua scorrevolezza piacevolissima. Koepp dirige con sobrietà ed eleganza una vicenda all’apparenza lineare dall’andamento inizialmente lento che poi diviene fascinosamente contorta e introspettivamente ricolma di risvolti perfino scioccanti. Intrattenendoci e, a tratti, finanche impaurendoci e le nostre certezze spesso destabilizzando con stile sottile. Koepp, classe ‘63, ahinoi, un nome quasi mai citato dai cosiddetti cinefili, a torto. Poiché, malgrado numerosi passi falsi e un’ipertrofica produzione che, senz’ombra di dubbio, include, come detto, non pochi titoli meno qualitativi rispetto ad altri sicuramente più elevati cinematograficamente, può vantare un carnet di tutto pregio indiscusso. Giusto per elencare qualche titolo di film, se non sempre ragguardevoli, perlomeno noti e/o incisivi, oltre alle pellicole depalmiane sopra scrittevi, ci par doveroso annoverare Cattive compagnie di Curtis Hanson, La morte ti fa bella di Robert Zemeckis, Spider-Man di Sam Raimi, Jurassic Park e il suo sequel Il mondo perduto, La guerra dei mondi e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, ca va sans dire, di Steven Spielberg, L’uomo senza ombra di Paul Verhoeven, Angeli e demoni ed Inferno di Ron Howard. Insomma, forse non un regista eccelso o un impeccabile sceneggiatore perfetto o senza sbavature, di certo però un nome onnipresente e immarcescibile di Hollywood, ripetiamo, quasi mai menzionato dagli stessi “addetti ai lavori” assai superficiali e ignari del suo valore e della sua vasta creatività feconda e illimitata.
di Stefano Falotico
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