Regia di Joe Johnston vedi scheda film
L’oceano del titolo è quello di sabbia, il Sahara. luogo esotico e ricco di mistero, nel nostro caso teatro di un gran premio che non è quello del Bahrein ma quello equestre che si correva veramente tra la fine dell’800 e i primi anni del secolo scorso. Vi partecipò anche un americano, Frank Hopkins, ex militare, gran cavalleggero e “stella” del circo di Buffalo Bill. Anche lui, come l’ultimo samurai Tom Cruise, lascia il nuovo mondo nella speranza che fantasmi e orrori del passato non partano con lui. Invece... Hopkins, interpretato dal legnoso (ma simpatico) Viggo Mortensen, vorrebbe essere uno di quegli eroi ombrosi da romanzo d’avventura; custodisce un segreto “nel sangue” che a fine corsa gli salverà la vita e soprattutto è complementare al vero protagonista della storia, Hidalgo, uno splendido mustang “pellerossa”. Oceano di fuoco è un innocuo divertissement, turistico e oleografico come un Bertolucci nel deserto, ingenuo nel ripescare a piene mani riferimenti da un passato cinefilo (lo sceicco Omar Sharif è già di per sé un immaginario), ma anche coinvolgente quando torna al grado zero dell’avventura. Cariche di cavalli “raccontate” dalla camera car, un falchetto che plana sulla preda manco fossimo nella Freccia nera, una maliarda malvagia e avida (Louise Lombard) che vorrebbe portarsi a letto l’eroe (ma lui niente) e una principessa bellissima che sa farsi valere (Zuleikha Robinson), ma che neppure lei, alla fine, “quaglia” col bel principe azzurro. E come mai, direte voi? Semplice, perché il buon Hopkins è in realtà innamorato di Hidalgo, tanto che nel finale, quando si lasciano nella prateria, a entrambi scappa via una lacrimuccia. Una storia d’amore tra un uomo e un cavallo: è questa, in definitiva, la cosa migliore del film. Resta da segnalare una curiosità: Oceano di fuoco è il terzo western “sciamanico” della stagione (gli altri due sono il francese Blueberry, non ancora distribuito in Italia, e The Missing con Cate Blanchett, in sala da fine mese).
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