Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
“Giulio Sacchi, feroce balordo di periferia, organizza il rapimento di una ragazza, figlia di un ricco imprenditore”.
Sicuramente uno dei migliori polizieschi italiani degli anni '70, che arriva a sfiorare i livelli della trilogia del milieu di Di Leo (Milano Calibro 9, La mala ordina, Il boss).
I punti di forza di “Milano odia”, oltre ovviamente alla buona regia del regista toscano e ad una storia avvincente, sono indubbiamente Thomas Milian (qui alla sua prima collaborazione con Lenzi) e il suo personaggio (Giulio Sacchi): un concentrato di violenza che tiene alto il ritmo di tutto il film e che esplode completamente in due o tre scene memorabili; quella della villa nel bosco su tutte.
Interpretazione di Milian aiutata (oltre che da alcol e droghe durante le riprese), dal mostro sacro del doppiaggio “Ferruccio amendola”, che qui è essenziale.
Sull'altra sponda troviamo l'ispettore Walter Grandi, interpretato da un altro pilastro del genere: Henry Silva (qui al suo primo ruolo da “buono”), che fa girare bene tutte le parti relative alle indagini e che sta al centro del bellissimo finale.
Un must per gli amanti del genere.
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