Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
'Milano odia: la polizia non può sparare' di Umberto Lenzi è un poliziesco di rara violenza ed efferatezza, ai limiti del sadismo - riscontrabile forse in film come 'Cane di paglia' di Sam Peckinpah o, se rimaniamo nel panorama del cinema italiano, in 'Milano calibro 9' di Fernando di Leo - in cui si staglia la figura del criminale a tutto tondo Giulio Sacchi, interpretata da un magistrale Tomas Milian (doppiato da Ferruccio Amendola), che uccide un nugolo di persone (13 in tutto) non solo per soldi ma soprattutto per il 'piacere' di compiere atti così disumani, facendosi oltretutto beffe della polizia.
Umberto Lenzi, rispetto ai due autori citati, è certamente più rozzo dal punto di vista puramente stilistico, ma gli va dato atto di saper gestire bene la sceneggiatura un po' schematica di Ernesto Gastaldi, costruendo un'opera secca e dal ritmo infernale ed incalzante, come l'inseguimento automobilistico dell'incipit, degno di Friedkin, e avente l'apice della violenza nella famosa scena del massacro nella villa, sconsigliata ai deboli di stomaco.
A far da contraltare allo spietato Giulio Sacchi, vediamo la figura del Commissario Walter Grandi, reso felicemente da Henry Silva in un ruolo per lui inconsueto, personaggio questo le cui analogie con il Dirty Harry di Clint Eastwood sono palesemente evidenti, sia nei comportamenti sia nell'atto con cui 'risolve' la questione nel finale.
A completare il trio di mascalzoni comandati da Sacchi vediamo un giovane Ray Lovelock, la cui faccia da bravo ragazzo non pare proprio totalmente adatta al ruolo di Carmine e il membro del clan di Celentano Gino Santercole nel ruolo di Vittorio, entrambi soggiogati dalla personalità del capo dell'eterogenea gang.
Un valore aggiunto la martellante colonna sonora di Ennio Morricone.
Voto: 7.
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