Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
E' uno dei titoli più amati del poliziottesco anni '70,celebre per le impennate di violenza densa e per la caratterizzazione di Tomas Milian nei panni di Giulio Sacchi,un viscido,psicopatico,vile e perverso malavitoso,vero protagonista della pellicola.C'è tutto l'arsenale del genere,al suo interno:stupri,incursioni e massacri nelle abitazioni di ignari cittadini comuni,sparatorie,inseguimenti,rapimenti e richieste di riscatto,tradimenti tra complici,e regolamento di conti al piombo nel finale tra uomini di legge disillusi e delinquenti che stanno per farla franca.Diretto con il dito sul grilletto della tensione da Umberto Lenzi,sceneggiato da Ernesto Gastaldi,il film mostra delitti commessi con una gratuità spietata,classico del genere,in cui il cattivo doveva esprimere la massima carica di carogneria,e c'è da dire che Milian riesce benissimo nel tratteggiare il personaggio:un campione di scelleratezza,cattiveria pura,che commette malvagità con nonchalance,e mette paura a chiunque,tranne,ovviamente,lo sbirro duro Henry Silva,che verrà anche colpito dal fuoco del mitra di Sacchi,e reso invalido,ma lo affronterà un'ultima volta,per vendicarsi.Ideologicamente è sconfortante,va da sè,estremizza con accortezza un ritorno alle logiche del West,pistola contro pistola,e la legge del taglione è l'unica risposta possibile in un delirio di violenza senza freni, che non risparmia nessuno:però c'è da dire che tiene sul chi va là lo spettatore con buona cura nell'elaborazione della suspence,che appunto Milian fornisce una delle prove più disturbanti e convincenti della sua carriera,e che le scene d'azione sono rese con grinta e senza tema di inferiorità verso francesi e americani.Si può disquisire sul carico di grevità dei dialoghi,sulla ricerca dell'effetto-shock e sulla recitazione non tutta all'altezza del protagonista,ma "Milano odia..." è un titolo che,nel genere,merita di spiccare.
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