Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Kaurismaki non smette di non stupire: nel suo minimalismo in salsa scandinava c'è tutto un mondo di silenzi, dolore ed incomprensione, abitato da personaggi poveri, ordinari, proletari, umili ed a cui non ne va mai bene una - sostanzialmente - nella vita. La consolazione (che arriva in quasi tutti i suoi film, ma che raramente è destinata a mostrarsi solida e a durare) la si ritrova nell'amore; qui in particolare si tratta di un fuoco di paglia, per di più alimentato dalle fiamme della totalmente cieca fiducia che la protagonista nutre per l'amato, un uomo nettamente negativo, per non dire malvagio. L'odissea di Iris (la sempre brava Kati Outinen) è un'odissea al rallentatore, con impazzita accelerata finale, verso la follia che solamente un inesprimibile disagio come quello da lei vissuto può poter figurare; ancora una volta un protagonista di Kaurismaki (anche sceneggiatore) è un debole, sottomesso e frustrato, completamente conscio dell'inutilità della propria esistenza eppure in fondo rassegnato ad essa. Incapace di qualsiasi reazione, si ritrova infine a dover fronteggiare, con l'inusitata violenza dell'offeso che null'altro ha da perdere, non tanto gli eventi (che non sono mai tragici e netti come nei romanzi o nei film), quanto la rete di deleterie relazioni quotidiane che ne sanciscono, fondamentalmente, lo status di sconfitto. Ma può una strage apparentemente insensata emancipare uno sconfitto dalla vita? Kaurismaki non offre risposte: e fa benissimo così. 7/10.
Una taciturna operaia finlandese trascorre le sue lunghe e monotone giornate fra il triste ambiente lavorativo e la fredda casa, che condivide con i genitori. Un giorno conosce un uomo, lo frequenta e rimane incinta; lui la obbliga però ad abortire. Lei esegue, poi però uccide tutti quanti con il veleno.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta