Regia di Mel Gibson vedi scheda film
«It is as it was» («è come fu»). Vorrei già fermarmi qui con il commento, perché sarebbe sufficiente ad esprimere il mio pensiero, ma preferisco approfittarne per aggiungere solo un paio di suggestioni tra quelle a mio avviso meglio risultate o che più mi hanno convinto nel film.
La figura di Gesù Cristo è incredibilmente riuscita, plausibile come non mai se confrontata con le innumerevoli altre trasposizioni cinematografiche. Riguardo alla tanto criticata violenza della sua Passione, secondo me l'unico eccesso sta nel non aver utilizzato il classico flagellum romano (comunque dalla Santa Sindone si evincono oltre un centinaio di colpi), ma può sempre essere giustificabile dal fatto che si tratterebbe di una mera scelta "formale", per trasmettere con maggior efficacia il messaggio d'efferato orrore con un mezzo, quale è il cinema, in cui domina la forza delle immagini su tutti gli altri sensi. Per il resto mi è parso che la verosimiglianza storica sia stata rispettata, con l'eccezione di quel paio di riferimenti all'iconografia tradizionale (per esempio, la corona come semplice "cerchio" di spine invece di un vero e proprio casco, oppure la croce intera al posto del patibulum, il solo traverso orizzontale, oppure i chiodi nel palmo delle mani invece che nei polsi).
Ma il vero grande merito di Mel Gibson, secondo il mio modesto parere, è riconducibile alla geniale intuizione di estendere il ruolo di due figure "antitetiche", ponendole nel contempo quali accompagnatrici del Cristo durante la Sua Passione: mi riferisco a Maria e Satana. In particolare, è straordinaria la prima, ovvero quella della madre, la presenza costante della quale garantisce la perfezione di due tra le scene più memorabili di tutto il film: basti pensare a quando posa l'orecchio a terra, o al ricordo del Gesù bambino che cade... sequenze eccezionali per qualità ed efficacia.
Una fedeltà quasi pedissequa alle Sacre Scritture. Tuttavia in questo caso è da considerarsi un pregio e non una mancanza di personalità, coraggio e originalità.
Molte delle affascinanti atmosfere devono il loro successo a un più che buon accompagnamento del non indifferente lavoro di John Debney. Musiche da apprezzare senza dubbio.
Niente di niente.
Al di là di ogni sterile polemica, ha saputo firmare il suo capolavoro.
Straordinariamente credibile il suo Gesù Cristo, con un'interpretazione intensa e impegnata degna dei più grandi nomi. Strabiliante.
Una Maria splendida, perfetta, icona dell'amore materno capace di condividere il dolore del Figlio. Ogni madre dovrebbe immedesimarsi in lei.
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