Regia di Mario Martone vedi scheda film
Carlo (Michele Placido) e Silvia (Fanny Ardant) stanno insieme da più di venti anni. Lui è un giornalista con velleità di scrittore, lei lavora in una galleria d'arte. Il loro è un legame tutt'altro che convenzionale ed entrambi intrattengono tranquillamente altri rapporti. Silvia cambia spesso, Claudio, invece, ha una relazione fissa con Lù (Giovanna Giuliani), molto amica di Silvia e spesso i tre fanno sesso insieme. Qualcosa cambia quando Silvia confida a Carlo che si sta vedendo con un ragazzo strano, incolto e assai vicino agli ambienti neofascisti (Sergio Tramonti). E' molto attratta da questo ragazzo e prova un piacere sadico ad assecondare le sue violente pulsioni sessuali. Carla la lascia raccontare, vuole conoscere tutti i particolari dei loro incontri, ma presto la curiosità si trasforma in gelosia e quindi in un ossessione che incrina anche il bel rapporto con Lù.
"L' odore del sangue" di Mario Martone segue fedelmente la traccia del romanzo omonimo di Goffredo Parise, lasciandosi scivolere lungo una storia dove il non detto conta più delle parole e i silenzi connotano più dell'andirivieni di corpi che si toccano una crisi esistenziale in divenire. E' un film potentemente freddo perchè gli amplessi amorosi che lo caratterizzano fortemente, più che segnati dal fuoco sacro della passione, sono alimentati da fantasie che evaporano al cospetto dela vita reale. Silvia e Carlo sono schiavi del loro anticonformismo, hanno maturato un'idea distorta dello stare insieme, il che li porta a confondere facilmente la fissità che può rendere alienante un rapporto di coppia con la sopportabilità di un assenza, l'eccessiva presenza dell'altro con la violenza fatta alla propria indole "progressista". L'egocentrismo intellettuale viene prima delle ferite sanguinanti dell'animo. L'ossessione di Carlo è il frutto della sua inconscia incapacità di scoprirsi geloso, la sua posizione "intellettuale" gli impedisce di guardare in faccia le angosce che l'hanno iniziato ad assalire, di dargli il nome che meritano. Silvia sembra stare ferma ma i suoi racconti evidenziano la metamorfosi di un anima. Ha condotto il gioco talmente oltre da arrivare a farsi coinvolgere emotivamente da un ragazzo totalmente diverso da lei, da lasciarsi condurre in ambienti che nulla hanno a che vedere con quelli raffinati e colti che è abituata a frequentare. Un ambiente buio e malsano, la cui morbosità masochista l'ha spinta a degradadarsi fino alla prostituzione e all'autodistruzione. La troppa libertà si è trasformata nella negazione di libertà perchè ogni assenza è sempre una violenza che si fa al cuore. La presenza di un sussulto è un odore dolce da sentire. Un film (e un libro) assai cerebrale direi, abbastanza diverso rispetto ai lavori precedenti di Mario Martone, per scelta stilistica e impianto narrativo. Nel complesso è un film affascinante, sicuro delle proprie forze. Non manca qualche difetto e probabilmente ha ragione Morando Morandini quando dice che forse è stata sbagliata la scelta di spostare l'azione dagli anni 70 al 2000 perchè ciò rende "poco verosimile la situazione di partenza e indebolisce la forza emotiva dei due personaggi". Molto convincenti Michele Placido e Fanny Ardant, due corpi liberi nella spirale delle ossessioni.
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