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Fanny & Alexander

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Fanny & Alexander

di barabbovich
6 stelle

Uppsala, Svezia, 1907. La vita della piccola Fanny (Pernilla Allwin) e di suo fratello Alexander (Bertil Guve) si svolge nel formicaio umano della casa avita. Presso le mura domestiche gravitano la nonna (Gunn Wallgren), un'anziana donna ex-attrice di teatro, ed i suoi tre figli con le rispettive consorti. Oscar (Allan Edwall), il padre di Fanny e Alexander, ha ereditato la passione materna per il teatro. Gustav Adolf (Jark Kulle) è un impresario sottaniere mentre lo zio Carl (Börje Ahlsted) è un ubriacone parassita. Alla morte del padre, i due bambini vengono loro malgrado catapultati con la madre Emilie (Ewa Fröling) nella residenza del vescovo Edward Vergèrus (Jan Mamsjö), secondo marito della donna. Draconiano, autoritario e belluino, il vescovo Vergèrus ingaggia con l'adolescente Alexander una lotta impari. Guidato dalla convinzione che "se esiste un dio, è un dio di cacca e di piscia che vorrei prendere a calci in culo", il ribelle Alexander non può fare di meglio che confidare nel contrappasso che giustizi il tiranno. Questo, puntuale, arriva, grazie alla fattura di un ermafrodito ed il patriarca muore orrendamente tra la fiamme. Per Emilie e i suoi figli (che nel frattempo sono diventati tre) è ora di ritornare alla casa del primo marito. Summa del cinema bergmaniano, questo film scritto per la televisione, co-prodotto da Francia, Svezia e Germania, di tre ore di durata nella sola versione cinematografica (quella televisiva arriva a cinque) mette in campo molti dei temi cari al grande regista svedese: il rapporto tra sessi, quello tra generazioni, la dialettica tra bene e male, fantasia (il teatro) e realtà (la vita), ricordo ed oblio. Peccato che su questo affresco epico del cinema europeo gravi eccessivamente il peso di una prima parte prolissa e complicata, alla quale fa però da contraltare una seconda che, nella sceneggiatura come nei dialoghi, sancisce una delle vette più alte del cinema bergmaniano. Vincitore di tre premi Oscar: miglior film straniero, migliore scenografia e costumi.

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