Regia di José Mojica Marins (Zé do Caixão) vedi scheda film
Il miglior film di José Mojica Marins al di fuori della trilogia ufficiale su Zé do Caixão. Horror antologico, che può contare su una stupenda sceneggiatura ottimamente sviluppata dal regista sul piano visivo.
Trilogia dell'orrore composta sull'esempio dei film ad episodi della Amicus o altro cinema americano tipo la produzione AIP di Corman, I racconti del terrore.
Il fabbricante di bambole / O fabbricante de bonecas (***)
Quattro delinquenti, venuti a conoscenza fortuitamente del patrimonio in contanti custodito in casa di un anziano fabbricante di bambole, decidono di introdursi nottetempo nella dimora dell'uomo per rapinarlo. Con sorpresa scoprono che ha quattro bellissime figlie: dopo aver causato un infarto all'anziano, i delinquenti violentano le ragazze. Solo dopo una notte di sesso e abusi scopriranno perché gli occhi delle bambole, sparse ovunque per la casa, sembrano essere tanto reali.
Ossessione / Tara (*****)
Uno sgraziato venditore ambulante di palloncini è attratto dalla bellissima Tara. L'uomo non perde occasione per seguirla sotto casa o lungo le vie del paese. La spia mentre fa acquisti e viene casualmente in possesso di un pacco contenente un paio di scarpette a tacco alto, perso dalla ragazza. L'uomo, sempre più attratto -ovviamente non corrisposto- è presente anche nel giorno delle nozze della giovane, durante il quale si compie una tragedia: Tara, assalita da un'amante gelosa del marito, muore sotto i decisi colpi di un coltello. Il suo corpo, nella cripta, non resta però solo durante la notte, perché il venditore di palloncini questa volta può tentare, ha speranza, di farsi notare.
Ideologia (****)
Il professor -attenzione al nome- Oãxiac Odéz (José Mojica Marins) è ossessionato dal confine tra ragione e istinto, tra razionalità ed emozione. Durante una insolita intervista televisiva, ospita a casa sua un giornalista e sua moglie allo scopo di dimostrare la sua teoria che vuole l'essere umano privo di reali sentimenti d'amore, guidato dalle necessità corporee (predominanti sullo spirito) e pertanto essere, sostanzialmente, portato a compiere azioni egocentriche, similmente a certe specie animali. La coppia di ospiti è sottoposta alla visione di uno spettacolo sconvolgente: il professore infatti infligge inenarrabili torture a soggetti segregati in tetri e angusti locali. Locali nei quali finiranno anche loro: incatenato lui e in gabbia lei, per sette giorni e sette notti sottoposti a privazioni fisiche e morali.
"Chi sono io? Non ha importanza. Come del resto neanche a me importa chi sei tu. O meglio, non ha importanza chi siamo noi. In realtà, ciò che importa è sapere che cosa siamo. Non sforzati di comprendere, perchè la conclusione finale sarebbe la pazzia. La fine di tutto e l'inizio del nulla. Il coraggio inizia dove finisce la paura. La paura inizia dove finisce il coraggio. Ma la paura e il coraggio esistono realmente? Coraggio di cosa? Paura di cosa? Di tutto? E cos'è tutto? Di nulla? E cos'è nulla? L'esistenza. Cos'è l'esistenza? La morte? E cos'è la morte? La morte non sarebbe l'inizio della vita? O la vita sarebbe l'inizio della morte? Tu non hai visto nulla, e vuoi vedere tutto. Hai visto tutto, ma non hai visto nulla. Hai paura di ciò che non conosci, e affronti ciò che conosci. Perché hai paura di ciò che conosci e affronti ciò che non conosci? La tua mente confusa non sa cosa deve cercare, perché è proprio ciò che stai cercando che confonde la tua mente, e nasce il terrore. Terrore della morte. Terrore del dolore. Il terrore dei fantasmi. Il terrore dell'altro mondo. Adesso, vedi il terrore che niente è terrore. Non esiste il terrore... ma intanto il terrore ti imprigiona. Cos'è il terrore? Tu non accetti il terrore, perché tu sei il terrore!" (Monologo iniziale inserito per buona parte da Marins anche in altri film)
Marins al suo terzo horror abbandona la serie su Zé do Caixão per girare un film ad episodi valorizzato dalla notevole sceneggiatura opera di Rubens Francisco Luchetti, qui alla prima fruttuosa collaborazione. La regia "visionaria" di Marins si sbizzarisce in una messa in scena raffinata e gotica. Non mancano chiaro scuri ben fotografati, al servizio delle immancabili esplosioni della natura (fulmini e tuoni a movimentare la notte) o di affascinanti sequenze dark, tipo quella -fantastica- ambientata nella cripta che mette sullo stesso "livello" un corpo di donna bellissima (ma fredda e cadaverica) e quello del gobbo (brutto ma vivo). Ed è questo secondo segmento (Tara) quello che sospinge Lo strano mondo di Zé do Caixão verso livelli altissimi di qualità. Episodio pieno di malinconia e di riflessione sulla caducità dell'esistenza. Ma anche sulla sincronicita', ovverosia attorno al cieco destino: esemplare al riguardo l'attimo che vede Tania baciare il promesso sposo mentre, sullo sfondo (premonitore) sfilano i partecipanti ad un funerale. Marins riesce a rendere universale l'episodio, narrato unicamente per immagini (non viene pronunciata una sola parola) accompagnate da una colonna sonora mistica (un carillon, al quale si somma -in coro- un'Ave Maria), interrotta qua e la dallo spirare del vento o dal frastuono di un temporale. In quanto a qualità non che siano da meno Il fabbricante di bambole (però più convenzionale) o l'eccessivo Ideologia, episodio di chiusura che vede agire l'alter ego di Marins, ossia lo "speculare" Oãxiac Odéz, similmente ad un folle Charles Manson che non disdice di raggiungere vette di ferocia irraggiungibili per il trattamento riservato ai suoi "ospiti". Se consideriamo che stiamo trattando di un film del 1968, sorprende come il regista si sia spinto in là nel versante dell'eccesso e della violenza. Violenza che, ancora oggi, sorprende per quanto verosimile (basterà ricordare la lama del coltello che affonda nella gola del cronista, provocando un realistico fiotto di sangue). Lo strano mondo di Zé do Caixão finisce dunque per essere un interessante esempio di horror brasiliano, con il terzo episodio (Ideologia) in parte rifatto ed ampliato successivamente ne Il risveglio della bestia (nella versione uncut, Rituali di un sadico) secondo solo ai titoli della serie principale diretta da Marins, e in seguito per buona parte riciclato (e colorizzato) dal regista finendo in Deliri di un anormale (1978).
"... e il Signore disse: ... e mi hai fatto infuriare con tutte queste cose, ecco, anch'io ti farò ricadere sul capo le tue azioni, così non commetterai altre scelleratezze oltre tutte le tue abominazioni." (Ezechiele, capitolo 16, verso 43)
Curiosità
Marins nei suoi lavori ha riutilizzato più volte immagini di "repertorio" ma non solo, spesso anche certe tracce audio. Un esempio sono le grida e i lamenti dei dannati (dalla sequenza ambientata agli inferi in Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere). E così anche qui, durante il pasto antropofago del finale, si sente un motivo pressochè presente in tutti i film di Mojica Marins: il coro clericale che intona l'Alleluja!
Citazione
"Di solito chiamiamo assurdo ciò che non comprendiamo." (Oãxiac Odéz/José Mojica Marins)
Distribuzione italiana
Ottima la versione in Dvd inserita nel terzo cofanetto della Dynit, che offre il film nella versione 1.33:1 e in lingua originale (con sottotitoli italiani). Sullo stesso disco viene ospitato anche il lungo documentario The strange world of José Mojica Marins. Durata della versione: 1h19m37s.
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